Le attività di IFLA-FAIFE negli ultimi anni: contributo al rafforzamento del ruolo delle biblioteche per la libertà di informazione e di espressione
IFLA Committee on Freedom of Access to Information, and Freedom of Expression 2018-2019; enrica.manenti@gmail.com
Per tutti i siti web l’ultima consultazione è stata effettuata il 27 ottobre 2019.
Abstract
Nell’ambito dell’ampio dibattito sulla libertà intellettuale, l’articolo vuole far conoscere le attività, poco note ai bibliotecari italiani, di IFLA-FAIFE, l’organismo che nell’ambito di IFLA si occupa di libertà di accesso all’informazione e di libertà di espressione. In questi ultimi due anni il comitato ha esaminato, nel grande quadro della libertà intellettuale e dei diritti umani, diversi problemi e aspetti delle relazioni tra mondo delle biblioteche e le libertà di accesso all’informazione e di espressione, producendo documenti e strumenti di lavoro che possono avere riflessi significativi per i bibliotecari, le biblioteche e i loro utenti.
English abstract
Within the debate on intellectual freedom, this article informs about activities of IFLA-FAIFE Committee, the body that deals with freedom of access to information and freedom of expression within IFLA. In the last two years the Committee has examined, within framework of intellectual freedom and human rights, different issues of the relations between the world of libraries and the freedoms of access to information and expression, producing documents and working tools that could help librarians, libraries and their users.
We must be champions of intellectual freedom.
L’obiettivo principale di IFLA-FAIFE (International Federation of Library Associations and Institution, Committee on Freedom of Access to Information and Freedom of Expression), organismo creato nel 1997, è di sviluppare a livello universale la consapevolezza della fondamentale correlazione tra il concetto di biblioteca e i valori della libertà intellettuale. Quindi qui si raccolgono, si elaborano, si commentano e si diffondono documenti utili per stimolare conversazioni e dibattiti attorno a questi temi, sia all’interno del mondo delle biblioteche sia al di fuori.
Nel periodo 2018-2019 il comitato è stato presieduto da Martyn Wade, esperto bibliotecario e docente (Regno Unito) e composto da nove membri: oltre a chi scrive, Louise Cooke, docente alla Loughborough University (Regno Unito), Jonathan Hernández Pérez, ricercatore della National Autonomous University (Messico), Dalal Hakim Rahme, bibliotecaria dell’American University of Beirut (Libano), Inaam Charaf, direttore di biblioteca al Doha Institute for Graduate Studies (Qatar), Davorka Psenica, esperta bibliotecaria della National and University Library in Zagreb (Croazia), Brent Roe, bibliotecario della Laurentian University di Sudbury (Canada), Peter Krantz bibliotecario della Sweden’s National Library (Svezia), Laurie Bridges docente all’University of Oregon (Stati Uniti d’America); a questo gruppo sono stati associati anche Theo Bothma (Sud Africa), Barbara Jones e James La Rue (Stati Uniti d’America), Zhu Qiang (Cina) e Yasuyo Inoue (Giappone). Come si nota la composizione di IFLA-FAIFE vanta un’ampia rappresentatività sia di provenienza geografica sia di esperienze e competenze professionali. Partecipano alle riunioni anche alti funzionari di IFLA ed è prassi recente che si collabori strettamente con il Copyright and other Legal Matters Advisory Committee (IFLA-CLM).
Nel modo contemporaneo in cui l’informazione, le differenze nell’accesso alle risorse, l’irrompere del digitale, la mobilità delle idee e degli uomini, la formazione continua si intrecciano tra di loro in modo “disordinato”, le biblioteche stentano a ritrovare una dimensione propria che le legittimi e le renda efficaci per i grandi obiettivi. Un’azione “combinata” come quella di IFLA-FAIFE si rivela molto utile per raccordare tra loro i grandi obiettivi, le sollecitazioni e le situazioni concrete, per una più consapevole gestione quotidiana della professione.
Nel 2019 ricorreva il ventennale della pubblicazione dello Statement on Libraries and Intellectual freedom, avvenimento al quale è stata dedicata una sessione dell’IFLA World Library and Information Congress 2019 che si è tenuta ad Atene il 25 agosto 2019. Il focus dell’incontro, intitolato “Twenty years of the IFLA Intellectual Freedom Statement: constancy and change”, constatato che nel periodo si erano sviluppate nuove possibilità di accesso e condivisione di informazioni ma anche distorsioni e restrizioni, risultava essere un tentativo di valutazione della “tenuta” di questo importante documento come punto di riferimento per tutte le biblioteche. Con l’occasione si ribadiva che lo statement è il punto di riferimento costante dell’attività di IFLA-FAIFE anche quando si sta occupando di privacy, governance di internet, neutralità della rete, diritto all’oblio e gestione dei dati personali in documenti storici.
Nel ricordare e rivitalizzare i contenuti dell’IFLA Intellectual Freedom Statement, FAIFE non nasconde importanti preoccupazioni: se da una parte il fatto che oltre la metà della popolazione mondiale sia oggi dotata di accesso a internet può considerarsi un successo, dall’altra sono sorti nuovi e gravi problemi sui contenuti della rete: fake news, hate-speech (o extreme-speech) e reazioni agli stessi, violazioni del copyright, tecnologie di controllo sempre più invasive possono sensibilmente limitare le libertà individuali.
In questo contributo si è scelto di presentare solo alcune tematiche concentrandosi in particolare su recenti documenti, attualmente configurati a diversi stadi di lavorazione, trascurando quindi ad esempio temi importanti come l’Open Access o l’impatto dell’uso di algoritmi sui diritti dell’uomo, oppure il dibattito su questioni come net neutrality e zero rating, che Riccardo Ridi affronta in questo stesso volume proprio a partire dalle posizioni di IFLA-FAIFE. Per tutte le attività di questo organo si rimanda al sito e al blog.
Le Guidelines on Public Internet Access in Libraries e lo Statement on Censorship sono alcuni tra i più recenti strumenti messi a disposizione da IFLA-FAIFE, utili per affrontare le sfide attuali.
Uno strumento di lavoro non ancora diffuso nella comunità è l’Intellectual Freedom Checklist, un supporto per la valutazione delle situazioni nazionali e locali, molto utile per sensibilizzare i bibliotecari e i decisori politici.
IFLA-FAIFE, ben consapevole dell’importanza dell’esistenza e del buon funzionamento delle biblioteche come indicatori per misurare la libertà di informazione ed espressione nei diversi paesi, ha da ultimo anche provveduto a inviare la richiesta, elaborata in collaborazione con l’Associazione italiana biblioteche, di inserire la presenza e l’efficacia delle biblioteche come una sorta di indicatore che aiuti a valutare il rispetto dei diritti umani nei singoli paesi.
Le linee guida IFLA sull’accesso pubblico a internet nelle biblioteche
Il documento, frutto del lavoro di Louise Cooke, esperta di IFLA-FAIFE e professoressa alla Loughborough University nel Regno Unito, è stato pubblicato sul sito IFLA il 25 agosto 2019, dopo una lunga preparazione collettiva che ha coinvolto anche i membri della rete FAIFE, molto più ampia del gruppo degli esperti e membri del comitato. Il documento, che vanta la dignità di standard IFLA, si inserisce perfettamente nel grande tema della libertà intellettuale che fa da sfondo all’intera operazione, prendendo le mosse dalla “tradizionale” preoccupazione della comunità professionale per la libertà intellettuale e per la presenza costante o sporadica della censura nelle sue diverse forme.
Ora il quadro di riferimento, condiviso in modo generale, risiede nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, tornata alla ribalta anche per merito del 70. anniversario dalla promulgazione e negli obiettivi delle Nazioni unite per lo sviluppo sostenibile entro il 2030.
Il tema delle biblioteche come strutture abili a collaborare e a ottenere risultati in questi scenari è uscito con forza a partire dal 2015 quando la presidente IFLA Donna Scheeder ha avuto l’opportunità di inserire nel dibattito su come costruire gli obiettivi universali per il “post-2015” le biblioteche come mediatrici a favore dell’accesso all’informazione e alleate per la lotta contro la povertà informativa. La richiesta di allora fu di inserire esplicitamente il concetto che l’ampliamento all’accesso all’informazione e alla conoscenza, sostenuto da una capacità di alfabetizzazione (qui literacy) universale fosse una base essenziale per lo sviluppo sostenibile. La sostanza di questo suggerimento è stata poi recepita in diversi punti della Risoluzione adottata dalla Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni unite il 25 settembre 2015 Trasformare il nostro mondo: l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
I principali punti di interesse per quanto si vuole qui rappresentare sono:
- per l’Obiettivo 9 (Costruire infrastrutture resilienti e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile) il punto 9c che recita «Aumentare in modo significativo l’accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione e impegnarsi per fornire ai paesi meno sviluppati un accesso a Internet universale ed economico entro il 2020»;
- per l’Obiettivo 12 (Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo) centrale per noi è il punto 12.8 «Entro il 2030, accertarsi che tutte le persone, in ogni parte del mondo, abbiano le informazioni rilevanti e la giusta consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura»;
- per l’Obiettivo 16 (Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, e creare istituzioni efficaci, responsabili ed inclusive a tutti i livelli) il punto 16.10 che si propone di «Garantire un pubblico accesso all’informazione e proteggere le libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e con gli accordi internazionali».
Nel dicembre 2018, in occasione del 70. anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, IFLA ha ricordato a tutti (bibliotecari e non) che le biblioteche hanno una relazione speciale, “bidirezionale” con i diritti umani: infatti per esistere e operare le biblioteche fanno necessariamente riferimento ai diritti fondamentali e contemporaneamente concorrono a garantirli.
Ancora, per il documento che vogliamo presentare, sono elementi importanti di contesto le relazioni e le implicazioni del mondo digitale, il sempre crescente valore economico dell’informazione, il legame che dalla fruizione porta alla creatività.
Le Linee guida sull’accesso a internet si propongono come uno strumento operativo per gli addetti ai lavori per cercare di combinare il contesto, le potenzialità e i rischi del quadro generale con le norme, la loro applicazione e gli standard adottati dalle comunità.
Il documento illustra diverse indicazioni, alcune delle quali sono riportate qui liberamente per i nostri scopi:
- nelle biblioteche le restrizioni all’accesso alle informazioni devono essere ridotte al minimo possibile;
- le biblioteche devono avere una politica per l’accesso ragionevole, aggiornata e trasparente;
- il suggerimento è che l’accesso a internet (a prescindere dalle modalità tecnologiche) sia gratuito; qui è da notare che la discussione è stata ampia e non si è potuta stabilire la gratuità in assoluto;
- massima trasparenza anche sull’uso dei dati che riguardano l’utente;
- si devono scegliere tra i software che filtrano i risultati delle ricerche quelli più flessibili e meno impattanti possibile e che magari possano essere “corretti” dall’intervento del bibliotecario professionista che deve anche essere autorizzato a “sbloccare i blocchi “, dopo aver parlato con l’utente, ed essere in grado tecnicamente di farlo;
- deve essere garantita la privacy, tutelata con modalità trasparenti;
- l’accesso a internet è la prima frontiera riguardante la garanzia dell’informazione per tutti, compresi i diversamente abili che vanno consultati per individuare le soluzioni migliori;
- interventi di protezione dei minori sono accettabili e opportuni ma non devono essere eccessivi, mentre ugualmente importante è addestrare i minori all’uso sicuro di internet;
- gli utenti devono essere istruiti, con particolare attenzione ai genitori di minori e ad altri caregiver;
- tutti gli operatori a contatto con il pubblico, compresi i volontari, devono conoscere le basi etiche, politiche e sociali del servizio internet e saperle raccordare alla loro attività quotidiana;
- i social media vanno trattati come tutti gli altri contenuti del web ma occorre una specifica educazione all’uso degli stessi, ferma restando la responsabilità dei genitori e dei tutori;
- l’erogazione del servizio tramite wi-fi e/o l’uso da parte degli utenti di propri dispositivi non cambia le regole ed eventuali limitazioni devono essere ridotte il più possibile e trattate come quelle dell’ambiente in cui l’accesso a internet avviene tramite strumentazioni della biblioteca e postazioni fisse;
- le politiche per l’accesso (e le connesse eventuali restrizioni) vanno individuate con l’apporto di stakeholder, vanno valutate per la loro efficacia e devono essere oggetto di revisioni continue stante la velocità e i cambiamenti dovuti al contesto;
- in tutto ciò è fondamentale l’apporto dei bibliotecari che devono giocare un ruolo chiave nelle situazioni e nei processi che si è cercato di descrivere e che hanno anche funzione di advocacy nei confronti e per le loro comunità.
Le linee guida, che si spera di riuscire a tradurre velocemente in italiano, sono particolarmente interessanti per i bibliotecari italiani perché definitivamente “rovesciano” una visione oramai residuale ma ancora presente nel nostro mondo che, banalizzando un poco, potrebbe recitare: “i servizi internet non sono servizi di biblioteca”, “il bibliotecario deve dare solo istruzioni sull’informazione, mentre per le istruzioni tecniche ci sono gli informatici/i volontari”, “è meglio che il servizio sia a pagamento in modo da scoraggiarne l’uso”, “non possiamo né vogliamo controllare cosa fanno gli utenti, non siamo poliziotti o baby-sitter”, “i computer della biblioteca devono essere autenticati per legge, ma poi gli utenti con i loro strumenti fanno quello che vogliono”, “togliamo i computer per la navigazione dalla biblioteca, sono vecchi e gli utenti fanno tutto con i cellulari”, “facciamo corsi di information literacy per gli studenti universitari, ma se non sono obbligatori e non danno crediti non viene nessuno”.
Lo statement sulla censura
Il secondo focus fondamentale per i nostri discorsi è quello sulla censura, tema ricorrente nel dibattito professionale che ha visto restituire gli ultimi apporti di IFLA-FAIFE in occasione del congresso mondiale IFLA, nella sessione già citata, dove Brent Roe, membro di IFLA-FAIFE e afferente alla Laurentian University di Sudbury, suggerisce diverse letture a proposito della censura per arrivare poi al contenuto vero e proprio dello statement. Per quanto riguarda il termine censorship, Roe riporta gli usi più comuni e il significato specifico che viene adottato nel documento. Si inizia da una definizione che è anche la prima che viene alla mente ai bibliotecari (e non solo): «la censura più comunemente avviene tramite il bando di libri, film o altri media oppure bloccando contenuti di internet per eliminare fatti, opinioni o credenze che sono scomode per il governo, deplorevoli per un gruppo religioso, problematici per chi aderisce a un particolare codice morale, o paradigma intellettuale o convenzione artistica». Come significato specifico Brent Roe indica: «censura è la limitazione intenzionale, da parte di uno Stato o di una autorità interna a uno Stato, della disponibilità di/dell’accesso a/della trasmissione di informazioni o idee a/tra persone nello Stato». Il documento fa riferimento alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, a documenti IFLA tra cui lo Statement on Libraries and Intellectual Freedom del 1999, dove si afferma tra l’altro che «IFLA crede che il diritto di conoscere e la libertà di espressione sono due aspetti dello stesso principio. Il diritto a conoscere è un requisito per la libertà di pensiero e coscienza; la libertà di pensiero e la libertà di espressione sono condizioni necessarie per la libertà di accesso all’informazione». Da qui discendono le ben note indicazioni per le biblioteche e i bibliotecari: vasta scelta nelle acquisizioni, nessuna discriminazione degli utenti, attenzione alla fruizione da parte di tutti gli utenti e di ciascuno, opposizione alla censura nelle sue diverse forme ecc. Gli stessi concetti sono ripresi nell’aggiornamento del Manifesto internet del 2014 che recita:
La biblioteca e i servizi informativi rivestono un ruolo vitale nell’assicurare la libertà di accesso all’informazione e la libertà di espressione e hanno la responsabilità di […] supportare il diritto degli utenti a cercare e condividere informazioni […]. IFLA incoraggia tutti i governi a supportare il fluire libero delle informazioni disponibili in internet e la libertà di espressione per assicurare apertura e trasparenza opponendosi a tentativi di censura o limitazioni all’accesso e assicurando che la sorveglianza e i dati così raccolti sono in modo dimostrabile legali, necessari e proporzionati […]
Tra le possibili azioni che si configurano come censura, elencate nel documento stesso, è interessante segnalare la creazione e la distribuzione di fake news così da oscurare le notizie vere o che creano confusione su cosa è vero e cosa è falso. Questa evidenza è da vedere “bilanciata” da un altro documento, l’IFLA Statement on Fake News del 20 agosto 2018 quando si invitano i governi a non emanare leggi che con la scusa delle fake news hanno come effetto di limitare la libertà di espressione, a vigilare perché non vi siano restrizioni operate dalle stesse piattaforme e a mostrare moderazione quando si parla di fake news per evitare che, nel combatterle, si operi tramite censura.
Le eccezioni alla regola generale che condanna la censura fanno riferimento all’art. 29 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e quindi, trasportate nel nostro contesto, possono comportare alcune restrizioni relativamente, ad esempio, a: pedopornografia, violenza su animali, incitamento al terrorismo, hate-speech contro settori vulnerabili della popolazione, diffusione copie pirata, divulgazione di segreti di stato, revenge pornography, informazioni su processi penali, controllo delle comunicazioni in tempo di guerra, violazioni della privacy, diffusione di informazioni commerciali confidenziali ecc.
Interessanti infine gli inviti rivolti ai bibliotecari stessi, alcuni forse non così scontati come, ad esempio, quello di sensibilizzare gli utenti alle problematiche relative alla censura e a favorire le libertà di espressione e informazione nelle loro attività quotidiane, combattere la censura dentro la biblioteca e fuori di essa, fino al limite in cui, afferma il documento, la sicurezza personale può essere messa a repentaglio.
Checklist sulla libertà intellettuale
Recentissima è un’altra iniziativa di IFLA-FAIFE che sta cercando di fornire alla comunità internazionale non solo documenti “di principio” ma strumenti di lavoro pratici, in questo caso una specie di kit dedicato specificatamente alla libertà intellettuale. Si tratta di una semplice ma ovviamente non banale checklist, curata da Stephen Wyber, advocacy manager di IFLA assieme al gruppo di lavoro di IFLA-FAIFE. Lo scopo è di sensibilizzare le associazioni professionali, le biblioteche e i bibliotecari ai temi della libertà intellettuale con l’intento di far riflettere sulle azioni anche quotidiane e le loro conseguenze; ciò permette di focalizzare meglio problemi e fragilità per poter poi mettere in campo azioni più efficaci. La checklist riguarda la situazione di contesto, cioè il quadro di riferimento normativo in cui ci si trova a livello nazionale, il posizionamento della associazione professionale di riferimento e, infine, le biblioteche. Se si prova a compilare questa checklist, che presto dovrebbe essere disponibile per tutti, potrebbe risultare che, con buona pace di tutti i principi che condividiamo e diamo per scontati, le azioni concrete dei bibliotecari non sono sempre conseguenti rispetti ai grandi principi e che quindi la libertà intellettuale anche in Italia non è poi così complessivamente garantita. Ad esempio, si chiede se le biblioteche (in questo caso le italiane, ovviamente) supportino la formazione permanente degli utenti e se siano in grado di sviluppare l’information literacy degli stessi. In prima battuta si potrebbe rispondere affermativamente, ma se si inizia a pensare alla distribuzione territoriale delle biblioteche, agli orari di apertura, alla presenza di personale professionale, al numero di utenti coinvolti nei corsi rispetto alla popolazione complessiva, sorgono molti dubbi.
La revisione sullo stato dei diritti umani in Italia: la richiesta di FAIFE e AIB
È quindi anche sulla base delle precedenti considerazioni, sviluppate all’interno di IFLA-FAIFE, che si è pensato di suggerire e trasmettere agli organi competenti, cioè l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite, l’indicazione che tra le informazioni necessarie alla revisione sullo stato del rispetto dei diritti umani in Italia si prendano in esame la presenza e le performance delle biblioteche. La revisione periodica delle Nazioni unite sul rispetto dei diritti umani verifica cosa le singole nazioni stiano facendo per il rispetto dei diritti umani al loro interno e dopo indagini e istruttorie si perviene ad audizioni e alla pubblicazione di raccomandazioni.
La proposta italiana, confezionata da IFLA e da AIB, sollecita l’importanza della presenza di biblioteche in tutto il territorio a favore della possibilità di informazione per tutti, per l’istruzione e la formazione continua. Si segnala che particolare attenzione deve essere rivolta ai bambini, disabili, migranti e rifugiati, alle loro specifiche necessità, non essendo sufficienti i buoni risultati ottenuti da alcune biblioteche. Nel rapporto si è fatto anche riferimento a un recente caso di censura operato direttamente nei confronti della bibliotecaria della Biblioteca comunale “Lorenzo Leoni” di Todi, caso ben noto ai bibliotecari italiani e stigmatizzato anche da IFLA.
A maggior ragione quindi risulta fondamentale una nuova sensibilità all’interno della comunità bibliotecaria che speriamo di avere suscitato anche attraverso queste poche note informative.