N.2 2017 - Biblioteche in Europa, Biblioteche d’Europa

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Le biblioteche nella cultura europea contemporanea

Mauro Guerrini

Dipartimento di Storia, archeologia, geografia, arte e spettacolo, Università degli studi di Firenze; mauro.guerrini@unifi.it

Saggio presentato al convegno internazionale “Policentrismo culturale: il ruolo delle biblioteche nella cultura italiana in Europa”, Pistoia, Biblioteca Forteguerriana, 26 settembre 2017, a cura dell’associazione culturale Amici della Forteguerriana, direzione scientifica di Paolo Traniello.

Per tutti i siti web l’ultima consultazione è stata effettuata il 14 ottobre 2017.

Abstract

Partendo da una riflessione sul concetto di cultura e sul ruolo delle biblioteche nel contesto europeo contemporaneo della società della conoscenza, l’articolo evidenzia e sviluppa quattro punti che qualificano il tema delle biblioteche nella cultura europea in età contemporanea: identità, architettura, tecnologia e servizi alla cittadinanza. L’articolo è basato sulla relazione presentata al convegno internazionale “Policentrismo culturale: il ruolo delle biblioteche nella cultura italiana in Europa” tenutosi presso la Biblioteca Forteguerriana di Pistoia nel settembre 2017.

English abstract

Starting from a reflection on the concept of culture and the role of libraries in the contemporary European context of the Knowledge Society, the article highlights and develops four points that qualify the theme of libraries in contemporary European culture: identity, architecture, technology and services to citizenship. The article is based on the speech at the international conference “Policentrismo culturale: il ruolo delle biblioteche nella cultura italiana in Europa” held at the Forteguerriana Library in Pistoia in September 2017.

Quale cultura?

Propongo alcune riflessioni su quattro punti che mi sembrano qualificare il tema delle biblioteche nella cultura europea in età contemporanea: identità, archi­tettura, tecnologia e servizi alla cittadinanza.

Definire cosa si sia inteso e cosa s’intenda per cul­tura è da sempre problematico: alla tradizionale de­finizione illuminista come insieme di valori patrimonio dell’umanità e fondamento della Nazione (corrispon­dente alla nozione di “conoscenza”) si è contrapposta quella più recente di cultura che fonda la sua esisten­za all’interno di un sistema di relazioni: cultura come insieme di valori, tradizioni e opinioni condivise da un gruppo sociale; si oppongono, di conseguenza, le cul­ture dominanti, le culture alternative e le subculture. L’idea di cultura come sistema di relazioni è al centro degli interessi di quel campo di ricerca definito come cultural studies. Nell’odierna società della conoscen­za la nozione viene spesso omologata al concetto di comunicazione: cultura digitale, cultura partecipativa, cultura convergente, interattiva e globale, pervasiva e comprende la promozione umana, la creatività e il benessere.

Cultura e ruolo delle biblioteche

L’immigrazione in Europa dai paesi poveri e afflitti dalla guerra e la grande mobilità modificheranno certamen­te la struttura sociale e, quindi, il concetto di cultura. Le biblioteche come si posizioneranno in questa realtà in cambiamento, già mutata in buona parte e sempre più variegata? Resteranno ferme o, all’opposto, pro­veranno ad adattarsi alle circostanze profondamen­te trasformate, con differenze tra Nord e Sud, Est e Ovest del continente?

Le biblioteche, da secoli, svolgono la funzione centra­le di “agenti di cultura”. Esse, pertanto, articolano la loro azione culturale su diversi livelli corrispondenti ai differenti ambiti di senso riferiti del concetto di cultura. La biblioteca diventa agente di cultura quando svol­ge una precisa azione educativa, evolvendo la propria mission e le proprie metodologie di azione per rag­giungere nuovi obiettivi funzionali al contesto in cui si pone. A differenza dei paesi più poveri dove gli istituti bibliotecari, quando presenti, sono gli unici interme­diari di cultura e la loro azione è prevalentemente in­dirizzata al raggiungimento delle popolazioni residenti nelle aree rurali (che talora rappresentano una larga percentuale del totale) e nella lotta all’analfabetismo, nell’emisfero occidentale assistiamo allo sviluppo di forme di biblioteca molto diversificate dovute alla crisi di modelli consolidati; perfino la public library e il refe­rence library anglosassoni sono oggi sottoposti a verifica e talora sono messi in discussione; in molti casi la public library subisce un ridimensionamento dovuto alla modifica del contesto culturale e delle basi econo­miche e sociali: una profonda rivisitazione dei modelli culturali e delle strategie di servizio.

L’azione culturale delle biblioteche va dal rafforzamen­to dell’identità culturale tramite la convergenza di stru­menti, intenti, pratiche per la salvaguardia del cosid­detto patrimonio storico, alla condivisione di modelli aperti di conoscenza (Open Access, Open Data), alla funzione di sostegno all’apprendimento permanente, con iniziative di information literacy, media literacy, cultural literacy.

Con l’era digitale, pertanto, i compiti delle tradiziona­li istituzioni di cultura – biblioteca, museo, archivio, teatro – necessitano di una nuova definizione. Non casualmente l’IFLA ha lanciato nel 2017 una vasta campagna, l’IFLA Global vision, il cui scopo consiste proprio nell’individuazione degli obiettivi delle biblio­teche pubbliche per gli anni a venire. È certamente ridimensionata la funzione della biblioteca quale cen­tro d’informazione immediata a vantaggio dei motori di ricerca, soprattutto per la biblioteca pubblica, struttura che si caratterizza sempre più per la funzione poliva­lente, per essere un luogo di aggregazione sociale, con connotazioni vicine al mondo del consumo, seppure, per fortuna, rimanga un luogo non commerciale.

Identità

A partire dagli anni Settanta, con la diffusione di nuovi media e il moltiplicarsi delle occasioni di svago, la bi­blioteca si interroga sul futuro della lettura. Alcuni pae­si europei si sforzano di offrire risposte concrete, pro­ponendo un rinnovamento su più fronti: si inaugurano nuove sedi e si ampliano le collezioni nella speranza di attrarre un “nuovo pubblico”.

In Portogallo e Spagna (soprattutto in Catalogna) l’avvio dei governi democratici seguiti alla dittatura salazariana e franchista corrisponde a una forte fase di investimento nel settore bibliotecario dal punto di vista quantitativo e qualitativo, con la creazione di un sistema unificato per la pubblica lettura, frutto del rico­noscimento del valore sociale delle biblioteche pubbli­che, e con una politica generalizzata di incentivi per la costruzione di grandi e piccole biblioteche. La nascita delle mediateche in Francia corrisponde a un analogo processo di un rinnovamento in seguito a una decisa azione di governo a sostegno al pluralismo cultura­le che vede l’attuazione di progetti di espansione e rinnovamento delle biblioteche municipali. In Gran Bretagna le politiche bibliotecarie di Gordon Brown ri­calcano quelle del presidente degli Stati Uniti Obama, con cospicui investimenti pubblici nella cultura e, in particolare, nel rinnovamento dell’organizzazione sco­lastica e delle biblioteche pubbliche. Nel Regno Unito, tuttavia, alla fine del governo Brown e poi con l’av­vento del Gabinetto Cameron, i tagli alle biblioteche pubbliche divengono drammatici

La biblioteca pubblica vive oggi in Europa una crisi d’i­dentità: la sua legittimità – la cosiddetta library trust – nell’ultimo ventennio è stata messa in difficoltà dall’av­vento di internet, unitamente a problemi di carattere strutturale: scarso riconoscimento della professione, disomogeneità dei percorsi formativi, mancanza di po­litiche nazionali lungimiranti e di ampio respiro. La crisi economica ha determinato nuove emergenze sociali e culturali di cui la biblioteca diventa un recettore. I ten­tativi di modernizzazione delle biblioteche compiuti in Europa negli ultimi decenni si sono scontrati con la per­manenza di un’abitudine alla lettura ancora minoritaria, come testimoniano varie indagini nazionali; una carenza che ha radici prettamente culturali, come la mancanza di tempo dovuta alla vita frenetica da cui, per esempio, origina il modello degli Idea Stores londinesi.

Contemporaneamente l’impegno significativo profuso da tanti paesi per concepire nuove architetture biblio­tecarie è, come vedremo, il segnale di una scommes­sa sulle potenzialità di una visione comprensiva della biblioteca.

Processi ambivalenti, quindi: siamo dinanzi a una crisi dell’istituzione in quanto tale, oppure al declinare di una sua possibile variante di servizio?

Oggi più che in passato emergono elementi di contrasto, dilemmi e contraddizioni che si riverberano in un dibattito variegato e lungi da aver disegnato una conclusio­ne: chiudere le biblioteche per miglio­rare altre strutture educative, oppure mantenere le biblioteche come acces­si culturali, come “terzo luogo” per crescere e pensare, come spazio di apprendimento del vivere in comunità? L’importanza assunta dalle riflessioni e dalle proposte di David Lankes sulla bi­blioteca come produttrice di sapere e il focus sulla biblioteca come “spazio pub­blico” per la comunità delineano strate­gie di servizio ancora da esplorare. Molte biblioteche pubbliche europee si configurano sempre di più come spazi pubblici legati alla vita cittadina; alla funzione bibliografico-educativa esse affiancano un’attività d’intrat­tenimento e svago, svolgono un compito sociale che implica nuove competenze e nuove alleanze del biblio­tecario. Si è affermata la definizione di biblioteca come “luogo del sociale”, riprendendo il concetto da alcune public library americane, in primis quella di New York; le biblioteche favoriscono le competenze informative (information literacy), divengono una struttura educa­tiva a fianco della scuola, un luogo di apprendimento e innovazione che mette in relazione spazi fisici e vir­tuali, che genera “ipermappe” concettuali necessarie per orientarsi nell’infosfera, uno spazio privilegiato e neutrale di validazione di un patrimonio collettivo di conoscenze nel quale «si formano le società del fu­turo», come ha scritto Sinikka Sipilä, presidente IFLA 2013-2015.

Figura 1 Biblioteca Jaume Fuster (Barcellona)

Architettura

L’elemento culturale caratterizzante le biblioteche pubbliche è il lifelong learning; la formazione perma­nente risulta, infatti, il filo rosso della cultura della bi­blioteca posto a fondamento delle ristrutturazioni e delle nuove costruzioni di biblioteche dall’inizio del Duemila a oggi. Sono cambiati i valori architettonici della biblioteca stabilita dai Ten commandments di Harry Faulkner Brown, architetto britannico che ha progettato diverse biblioteche dagli anni Sessanta agli anni Ottanta: una biblioteca dovrebbe essere flessi­bile, compatta, accessibile, estensibile, varia, orga­nizzata, confortevole, costante nell’ambiente, sicura ed economica. Partendo da questi principi, Andrew McDonald ha aggiunto all’inizio del XXI secolo il cosiddetto effetto “wow”. Il principio ha avuto ampio sviluppo e le biblioteche hanno assunto – dal punto di vista fisico – un effetto sensazionale, a cominciare dalla Seattle Public Library dell’architetto Rem Koolha­as, ultimata nel 2004; da quell’esperienza sono stati progettati molti edifici europei, tra cui la Universitätsbi­bliothek Cottbus-Senftenberg, Germania, architetti Herzog & de Meuron, 2000, e il Rolex Learning Centre a Losanna, architetti SANAA (Sejima and Nishizawa and Associates), 2010. Numerose biblioteche hanno accentuato il ruolo di centro di socialità, come in Ca­talogna, con la Biblioteca Jaume Fuster dell’architetto Josep Llinas, 2005.

Nella costruzione di nuove biblioteche universitarie il concetto “wow” sparisce a vantaggio della diver­sificazione degli spazi di studio e di lettura, con sale (carrel) di varia misura e con aule per lezione interne alla biblioteca stessa. Le grandi vetrate, per esempio, scompaiono a favore di ambienti funzionali a parità di luce, come le biblioteche Humboldt di Berlino, Jacob und Wilhelm Grimm Zentrum, architetto Max Dudler, e di Stoccarda, entrambe del 2010.

Dal secondo Novecento, con la costruzione di gran­di edifici, come la Seeley Historical Library della Uni­versity of Cambridge dell’architetto James Stirling del 1967, si sviluppano (per citarne solo alcune): la Nie­dersächsische Staats-und Universitätsbibliothek Göt­tingen dell’architetto Eckhard Gerber & partner, del 1993, la Technische Universiteit Delft, Olanda, archi­tetti Mecanoo, del 1998, la Jacob and Wilhelm Grimm Zentrum della Humboldt-Universität zu Berlin.

Alcune caratteristiche delle biblioteche accademiche sono comuni a molte biblioteche pubbliche: anche per esse è prevista la presenza di sale di varia grandezza utilizzate per la formazione continua, per il coworking e per seminari. Ciò traduce la tendenza delle due tipologie di biblioteca (universitaria e pubblica di ampie dimensioni) a sovrapporsi e non più a contrapporsi nelle finalità. Entrambe le tipologie, infatti, si fondono sull’aggiornamento continuo dei supporti e delle risor­se bibliografiche intese come biblioteca digitale. La prima, la biblioteca universitaria, si apre al territorio, con i suoi servizi disponibili a tutti fino a mezzanotte; la seconda, la biblioteca pubblica, si propone anche come biblioteca di studio, per la sua capacità di con­nessione alle risorse delle biblioteche digitali.

Dopo la caduta dei vari regimi dittatoriali europei – dal Portogallo alla Spagna all’Unione sovietica – le biblio­teche sono state tra le opere pubbliche maggiormente costruite a cavallo tra XX e XXI secolo, con esempi no­tevoli nei paesi baltici. “Nuove” nazioni ricompongono la loro identità anche tramite le biblioteche: la grande Latvijas Nacionālā bibliotēka di Riga, in Lettonia, archi­tetto Gunnar Birkert, del 1991, un grande edificio che si staglia sulla città, a imitazione delle quattro torri della Bibliothèque nationale de France, architetto Dominique Perrault, del 1996.

Le nuove architetture bibliotecarie valorizzano la di­mensione esperienziale e aggregativa degli utenti e la dimensione di “porta” rispetto all’assetto cultura­le dello spazio urbano, così da contribuire a rendere leggibile la città favorendo processi d’integrazione e scambio fra i cittadini e il territorio. A tale proposito è opportuno riflettere, per talune tipologie di biblioteca, sul nesso fra ruolo dell’istituzione e sacralità di certe architetture contemporanee, soprattutto accademi­che. Essa viene esaminata in un articolo di Heather Lee Jackson e Trudi Bellardo Hahn; gli autori cita­no Geoffrey T. Freeman: «La biblioteca accademica come luogo occupa una posizione unica nel campus. Nessun altro edificio può rappresentare allo stesso modo il cuore accademico di un’istituzione dal punto di vista simbolico e fisico». Il loro studio delle prefe­renze degli utenti in tre differenti università mostra che gli studenti desiderano che i servizi aggiuntivi della bi­blioteca (caffetterie) sorgano nel contesto della biblio­teca quale spazio speciale e cuore simbolico dell’università. La “santificazione” e il riconoscimento di conciliare praticità non sono in contrasto con l’uso ottimale delle tecnologie. Marshall Breeding scrive: «La tecnologia può contribuire a rendere l’architettura un fattore chiave del successo degli spazi fisici della biblioteca». Si situano in questo contesto le iniziati­ve dei library makerspace e dei lab, esperienze a cui accenneremo più avanti.

Figura 2 Seeley Historical Library (Cambridge)

Tecnologia

La filosofia sottesa a progetti come Europeana, data. bnf.fr e altri è la medesima e investe (e rivoluziona) il concetto di cultura, arricchendolo di nuovi significati e direzioni. Con l’avvento del web semantico e la tecno­logia dei linked data la conoscenza è condivisa, aperta e modulare, fruibile entro e fuori dall’ambiente in cui è stata prodotta; la modularità si realizza come possibilità di spacchettare l’informazione (quindi i dati) e fruirne on the fly. Un’applicazione tra le più riuscite del principio è, all’interno di data.bnf.fr, la possibilità di citare una no­tizia tramite l’identificatore ARK (archival resource key) assegnatole dal sistema al di fuori del contesto in cui essa è stata elaborata.

Si assiste contemporaneamente a una modifica del ruolo del bibliotecario, ora chiamato a lavorare anche in remoto, per garantire all’utente una navigazione autonoma senza lasciarlo in balia dei flutti. In ragione di ciò, il Data Service della Deutsche Nationalbiblio­thek e altri progetti analoghi assicurano un’assisten­za specifica.

Le realtà europee avvertono sempre maggiormente la necessità di proporre il servizio bibliotecario nazionale come un reticolo esteso e integrato nell’universo dei servizi culturali, all’interno del quale il concetto d’in­tegrazione passa per l’intercambio del personale che è, quindi, chiamato a ricoprire diversi ruoli, con l’op­portunità di confrontarsi con problematiche differenti. L’accentuata centralità dell’utente deriva, nel settore catalogazione, dalla ricezione e applicazione del mo­dello FRBR, che rappresenta il fondamento teorico dei principali progetti europei e mondiali. A ciò si af­fianca l’adesione sempre maggiore alla filosofia Open Access, dimensione necessaria alla proliferazione di progetti open linked data. Ciò rende evidente l’evo­luzione della struttura dell’informazione bibliografica: il record tradizionale “statico” si trasforma in un insieme di dati “auto-consistenti”, garantendo, in prospettiva, il valore informativo anche al di fuori del contesto bi­bliografico. La filosofia Open Access, tuttavia, trova ancora ostacoli, con diffidenze dure a morire nei con­fronti della pubblicazione dei contenuti.

Gli aspetti tecnici sopra ricordati assumono una fun­zione culturale, di “produzione di cultura e di cono­scenza”, come afferma Lankes, per le comunità locali e per la comunità scientifica internazionale.

Servizi al cittadino

L’azione culturale della biblioteca pubblica viene tra­dizionalmente identificata e definita nei paesi europei anche con la missione di emancipazione dei cittadini. L’assunto in base al quale arte e scienza sono definite libere ci riporta al concetto di responsabilità sociale. La biblioteca è aperta per definizione; essa è trasversale, convergente, inclusiva, capace di realizza­re valore sociale. La biblioteca è un luogo “pubblico”, cioè non commerciale, senza obbligo di consumo e in particolare un luogo d’aggregazione sociale. La bi­blioteconomia sociale – che fa capo a Jesse H. Shera – riconosce alla biblioteca la capacità di esprimere il contesto in cui nasce e si sviluppa. A questa idea si sono ricollegate la nozione di biblioteca come “terzo luogo” e la new librarianship di David Lankes, che ha posto il focus sulla capacità del bibliotecario di gene­rare conversazioni.

Molte biblioteche pubbliche europee perseguono il lifelong learning, con iniziative riconducibili al con­cetto di biblioteca partecipata, nello sforzo di condi­videre un modello di conoscenza aperto e pubblico: l’ascolto dei bisogni del cittadino e l’avvio di pro­cessi partecipativi mirano ad accrescere l’impatto sociale della biblioteca.

Particolarmente interessante il connubio cultura-creatività che ha spinto molte biblioteche europee a tro­vare forme di collaborazione con altri istituti culturali e con l’imprenditoria culturale (cinema, editoria, moda, design): lo scopo è creare un tessuto culturale urbano come ambiente creativo individuale all’interno di una diversità culturale riconosciuta. In Finlandia, Norvegia, Svezia e Italia i library makerspace, spazi per l’in­novazione e la creatività, dotati di stampanti 3D e di una ricca strumentazione audio-video e informatica, sono nati come luoghi d’innovazione in cui i cittadini possono realizzare le proprie creazioni.

Rinascita dei quartieri, decentralizzazione delle attivi­tà artistiche e culturali e sviluppo di un nuovo pub­blico locale sono fenomeni che potrebbero svolgere un ruolo significativo nella trasformazione delle grandi città del futuro e sono terreno fecondo di azione per le biblioteche. Attività culturali per il cittadino sono le mostre bibliografiche e artistiche, i gruppi di lettura, il supporto a progetti locali di apertura della cultura, gli eventi in collaborazione con editori, scuole e librerie, i festival culturali, le attività interculturali.

I processi politici europei degli ultimi anni hanno visto i bibliotecari interrogarsi sul rapporto tra biblioteca e cittadino e sull’utilità della biblioteca in tempo di crisi. La crisi economica, sociale, politica, culturale ha, inol­tre, obbligato le biblioteche a interrogarsi sulla propria capacità di perseguire l’azione pubblica e su come ri­disegnare nuove possibilità di servizio ai cittadini.

L’oscillazione economica si è riverberata su quella sociale, causando fragilità e impoverimento dei lega­mi sociali e umani, disaffezione per la vita pubblica, apatia, indifferenza, chiusura. Di fronte agli squilibri di cittadinanza, la biblioteca ha svolto una preziosa fun­zione di sostegno alla democrazia ponendosi come luogo di libero accesso all’informazione. L’American Library Association Democracy Statement recita:

Per sopravvivere, una società libera deve assicurare la conservazione della sua memoria e garantire l’accesso aperto e gratuito a questi contenuti per tutti i suoi citta­dini. Essa deve assicurare a tutti i cittadini le risorse per sviluppare le abilità di information literacy necessarie a partecipare al processo democratico. [...] Le bibliote­che [...] sono il fondamento della democrazia.

Sostegno alla diversità, al multilinguismo e all’inclusio­ne sociale sono, infatti, le linee di azione di parecchie biblioteche europee. Ad Amburgo, per esempio, la bi­blioteca pubblica si definisce multiculturale e solidale, ben integrata nel tessuto urbano, e opera in sinergia con enti e associazioni territoriali.

Alcune biblioteche francesi hanno attivato con successo partenariati con i locali centri per l’impiego per offrire servizi finalizzati all’inserimento professionale o di sostegno alla ricerca di lavoro.

Queste nuove declinazioni dell’a­zione culturale in favore del citta­dino richiedono forme di gover­nance partecipative e implicano una visione sistemica della pro­gettazione nella quale occupano un posto di rilievo la convergenza e la trasversalità delle azioni cul­turali. Ciò implica un’attenzione costante all’ambiente di riferi­mento e la capacità di conciliare la continuità della propria azione (la tradizione) con le dinamiche del cambiamento (l’innovazione).

Figura 3 Latvijas Nacionālā Bibliotēka (Riga)
Figura 4 Technische Universiteit Delft Library (Delft)