La revisione del patrimonio in un’ottica di rete: principi, modalità, magazzini condivisi
loredana.va@libero.it
Per tutti i siti web l’ultima consultazione è stata effettuata il 27 ottobre 2018.
Abstract
L’articolo si pone due obiettivi: da una parte sottolineare l’importanza della revisione coordinata, dall’altra indicare degli esempi di magazzino centralizzato. La revisione in cooperazione si dimostra strategica soprattutto oggi, perché, realizzando economie di scala, permette di offrire un patrimonio monitorato, tenuto in un dignitoso stato fisico e al miglior livello possibile di aggiornamento informativo. Interessante è anche il questionario sulla gestione delle raccolte proposto dal consorzio CSBNO che contiene riferimenti attuali alle buone pratiche e alle difficoltà che riguardano la revisione. Nella seconda parte dell’articolo si descrivono due progetti italiani e la Réserve centrale di Parigi. I due magazzini italiani, quello della Fondazione per leggere e quello del Sistema bibliotecario delle Valli e Dolomiti friulane, presentano storie e funzionamenti diversi: il primo, con una sede autonoma, punta molto sul lavoro di squadra e l’interprestito; il secondo, espressione di biblioteche di minor dimensioni, anche se molto attive, ha sede presso la biblioteca centro sistema, la Biblioteca comunale di Maniago, e si arricchisce con l’operazione del bookcrossing. Infine, la Réserve centrale della rete municipale delle biblioteche parigine: un’organizzazione complessa che dispone di più risorse umane e finanziarie delle nostre realtà, ma a cui dobbiamo guardare sempre come modello auspicabile.
English abstract
The article focuses on two main aspects: the importance of coordinated weeding and suggesting examples of central reserve stock. Nowadays, cooperative weeding is of strategical importance, since, thanks to the scale economy system, it allows keeping the collection controlled, in a respectable and good condition and constantly updated. Furthermore, the relevance of the questionnaire proposed by CSNBO about the current good practice and difficulties in the weeding process is discussed. In the second part of the paper, two Italian projects and the Réserve centrale of Paris are presented. One of the Italian reserve stocks belongs to Fondazione per leggere, while the other is property of Sistema bibliotecario delle Valli e delle Dolomiti friulane. They show different stories and functioning: the first one has an autonomous headquarter and strongly support teamwork and interlibrary loan. The second, on the other hand, is formed by the union of smaller, but very active libraries and it is located in Maniago, the central library of the group, and expands its offer with the bookcrossing. Lastly, the organisation of the Réserve centrale of the municipal libraries of Paris is presented. The Réserve is a complex organization with more resources and staff compared to ours, but it should be regarded as a model.
Premessa
La revisione si può definire un processo continuo di verifica e sfoltimento del patrimonio, con l’obiettivo di permettere alla biblioteca, in particolare a quella di ente locale, oggetto della mia analisi, di offrire ai propri utenti documenti validi, attuali e appetibili.
Il cuore della revisione è la valutazione del singolo documento attraverso dei criteri declinati in una griglia di valutazione, per decidere se esso deve essere tenuto in biblioteca, messo in magazzino, eliminato, donato, venduto.
I criteri per la valutazione che ci vengono indicati in maniera chiara dagli organismi internazionali (a cominciare da un documento dell’Unesco dal titolo La biblioteca pubblica nel mondo del 1973 per finire con l’ultima edizione delle linee guida IFLA/Unesco del 2002) sono sostanzialmente l’aspetto fisico, il contenuto e l’utilizzo. Questi criteri scientifici di base, da cui partire per elaborare qualsiasi griglia di valutazione, possono poi essere declinati con molteplici sfaccettature. Se consideriamo per esempio la categoria dell’aspetto fisico possiamo parlare di materiale deteriorato, sfasciato, sottolineato, sporco ma anche di opera incompleta o con veste tipografica fortemente superata. Riferendoci invece al contenuto del documento esso può essere obsoleto ma anche sorpassato o anacronistico o ancora parzialmente e/o totalmente erroneo. Anche per quanto riguarda l’uso della pubblicazione la griglia può essere differenziata: si può infatti porre l’attenzione sugli anni passati dall’ultimo prestito come fattore di eliminazione (in genere dai tre ai cinque) oppure limitarsi al non utilizzo della doppia copia nell’anno precedente.
La revisione non può essere un momento isolato e casuale, ma deve diventare una manutenzione continua delle raccolte, un momento importante della gestione delle collezioni che, insieme al profilo di comunità, ai criteri e alle modalità di incremento, alla valutazione della loro efficacia, deve essere contenuta e ben esplicitata nella carta delle collezioni. Essa inoltre è in grado anche di correggere e valorizzare il patrimonio perché ne mette in luce sia i punti forti che le lacune, rendendolo continuamente in linea con le esigenze del pubblico e i tempi.
Mentre un po’ ovunque nel mondo la revisione e lo scarto sono considerati una normale fase della gestione delle collezioni, in Italia, invece, è esistita e in parte ancora continua a esistere, seppure per fortuna più a macchia di leopardo, una certa reticenza nei confronti di questa buona pratica bibliotecaria, a volte anche tra i bibliotecari stessi.
Le motivazioni sono soprattutto di carattere storico culturale. Parliamo del ritardo dello sviluppo della public library, della confusione/sovrapposizione tra il concetto di biblioteca pubblica e quello di biblioteca di conservazione, della sacralità del libro cartaceo, non facendo distinzione prima di tutto tra contenitore e contenuto.
La revisione del patrimonio oggi
La revisione delle raccolte è sicuramente d’attualità perché contribuisce alla qualità del servizio biblioteca e alla soddisfazione del cittadino utente. Una revisione costante e puntuale infatti, vista soprattutto come cura dell’aspetto fisico del patrimonio, della sua capacità informativa, del suo appeal narrativo, contribuisce sicuramente, insieme ad altre strategie di valorizzazione e promozione delle raccolte, ad attirare pubblici nuovi e diversi, nonché a mantenere quelli già esistenti.
In un periodo poi di diminuzione delle risorse finanziarie destinate alle biblioteche, in particolare a quelle di ente locale, ben evidente a livello di analisi dei bilanci dei singoli enti, è importante, direi necessario, cercare delle economie di scala anche nello sviluppo, nella valorizzazione e nella revisione delle raccolte. Questo vuol dire:
- effettuare il più possibile acquisti coordinati e/o centralizzati. La prima modalità riguarda l’analisi e la scelta delle novità editoriali, attraverso incontri e liste condivise tra biblioteche della stessa area di cooperazione. Questo permette una maggior professionalizzazione dei bibliotecari, soprattutto a vantaggio delle piccole biblioteche, e la possibilità di offrire agli utenti una proposta bibliografica più ampia e adeguata. Riferendosi invece all’acquisto centralizzato è opportuno distinguere tra centralizzazione della scelta dei fornitori (l’espletamento della gara è effettuato dal centro servizi del sistema o dal comune capofila) e centralizzazione delle procedure d’acquisto in cui, invece, oltre a scegliere il fornitore, si provvede anche ad acquistare i documenti per conto delle biblioteche, sollevandole da ogni incombenza burocratica;
- procedere a una revisione coordinata. Come infatti, in un’ottica di sviluppo e di maggior efficacia, efficienza ed economicità del servizio biblioteca, si parla di acquisti coordinati e/o centralizzati, dovrebbe essere considerato normale, direi quasi obbligatorio, realizzare la revisione delle raccolte coordinandosi con le biblioteche del sistema. Questa modalità rende più sicure ed efficaci le operazioni effettuate e nello stesso tempo permette di economizzare nei riacquisti e nelle sostituzioni dei volumi in cattivo stato fisico e/o obsoleti. Importante è poi poter progettare insieme un unico magazzino della revisione dove sono poste le opere che per motivi diversi decidiamo di non tenere sugli scaffali, ma nello stesso tempo anche di non eliminare perché potrebbero andare ancora in prestito. Naturalmente è chiaro che non si può parlare di revisione coordinata senza quelle che vengono considerate universalmente le basi della cooperazione e cioè il catalogo collettivo e l’interprestito tra le biblioteche della rete.
Le tappe per costruire una revisione coordinata sono:
- la formazione e l’aggiornamento professionali del personale operante nella rete sulle tematiche della revisione per arrivare alla conoscenza e alla piena consapevolezza dei suoi principi e delle sue modalità operative;
- l’elaborazione di una griglia comune di valutazione del patrimonio su cui operare, che può essere inizialmente unica per l’area di cooperazione per poi puntare a differenziazioni per “famiglie” di biblioteche (piccole, medie, grandi) o tipologia di materiale (sezione ragazzi, periodici, multimediali). La griglia deve contenere naturalmente anche i criteri per la collocazione a magazzino;
- la progettazione e realizzazione di una magazzino-biblioteca di deposito di rete. Nella fase iniziale, soprattutto se la realizzazione prevede tempi medio-lunghi, si può optare provvisoriamente per dei punti decentrati di conservazione, definiti per segmenti di patrimonio e appoggiandosi alle biblioteche più grandi;
- la definizione di modalità e di procedure comuni, di un unico protocollo operativo;
- la disponibilità di un software di rete che possa supportare una revisione collettiva online attraverso funzioni dedicate. Attraverso esso i bibliotecari possono esplicitare anche le scelte locali, predefinite però all’interno di procedure modalità operative comuni, in una banca dati di lavoro visibile da tutti;
- l’esistenza di un centro servizi, centro-rete che gestisca il magazzino e faccia da regia. Il livello di centralizzazione della revisione può essere differenziato, dal semplice coordinamento tecnico (che fornisce la modulistica da utilizzare, le informazioni su come predisporre gli atti amministrativi, compilare e stampare gli elenchi da allegare agli atti) all’effettuazione diretta di alcune operazioni quali la cancellazione dei riferimenti delle opere eliminate dal catalogo collettivo, la compilazione delle liste da allegare agli atti amministrativi, l’elaborazione dei dati statistici, la gestione delle nuove collocazioni.
Volendo approfondire i contenuti del protocollo unico, esso può essere definito un documento di programmazione, meglio se pluriennale, che contenga:
- gli obiettivi (standard di revisione e di riacquisto);
- la periodicità e il calendario complessivo degli interventi delle singole biblioteche (chi fa cosa e quando);
- i criteri tecnici e cioè una griglia comune di valutazione per la revisione;
- le procedure comuni e le funzioni del centro-servizi dell’area di cooperazione che può corrispondere a un sistema bibliotecario o addirittura a una provincia;
- le modalità pratiche di intervento.
Ma i bibliotecari italiani come affrontano oggi la revisione? Non è assolutamente facile rispondere a questo quesito perché non ci risultano approfondimenti o indagini di ampio respiro su queste tematiche. Interessanti risultano allora alcuni dati riguardanti la pratica della revisione riconducibili a un questionario somministrato nella primavera del 2017 alle biblioteche comunali delle 33 amministrazioni del CSBNO, una delle realtà più avanzate nell’erogazione in cooperazione di servizi bibliotecari. L’obiettivo del questionario è stato quello di conoscere meglio le modalità di gestione delle raccolte delle biblioteche del consorzio e al tempo stesso proporre ai bibliotecari un inedito schema di autovalutazione del patrimonio, utilizzando quattro dei sei indicatori Conspectus (0-1-2-3). All’interno del questionario sono state inserite anche quattro domande riguardanti la revisione: sulla presenza e la periodicità della stessa, sull’utilizzo dei libri eliminati dal patrimonio e ancora in condizioni fisiche decenti e soprattutto sulla metodologia scelta dai bibliotecari per effettuarla.
Passando all’esposizione delle risposte (sono ritornati compilati 30 questionari sui 33 inviati) va subito sottolineato come la revisione delle raccolte sia nel CSBNO una pratica ben consolidata (88% sì, 12% no) che viene fatta per lo più semestralmente o annualmente (60,71%), molto meno mensilmente (14,29%)
Per l’utilizzo dei libri eliminati non deteriorati il questionario prevede la possibilità di indicare più riposte e quindi sicuramente, a seconda della opportunità e del momento, i bibliotecari utilizzano soluzioni diverse. La consuetudine più frequente è quella di metterli a disposizione gratuitamente degli utenti. Molto spesso vengono predisposti cesti permanenti con i libri eliminati, mentre in particolari occasioni, quali gli open day delle biblioteche, si allestiscono anche espositori e tavoli tematici. Altra pratica abbastanza frequente è quella di donarli a istituzioni (sempre 8,70%, qualche volta 39,13%) soprattutto a scuole per l’infanzia, biblioteche fuori dal CSBNO e al carcere. Nel territorio esiste infatti una grande struttura, il carcere di Bollate, a cui vengono regolarmente donati libri, soprattutto narrativa in buono stato presente in molte copie nelle biblioteche, attraverso rapporti diretti con i volontari e gli educatori del carcere.
La vendita diretta dei libri agli utenti è presente, anche se non in modo significativo: il 61,54% dichiara infatti di non realizzarla mai, mentre abbiamo il 23% che la effettua qualche volta e il 7,69% sempre. Alcuni bibliotecari vorrebbero metterla in pratica, ma non sono sicuri che sia lecita o ritengono che sia troppo complicata burocraticamente. Chi lo fa a volte si basa su indicazioni della Ragioneria del proprio comune od opta per la più semplice offerta libera o ancora vengono venduti solo i doni. Alcuni scelgono per la vendita momenti particolari dell’anno: l’estate, la festa della biblioteca, Natale.
Le risposte alla domanda con quale metodologia/strumento viene effettuata la revisione sono state 25 su 30 e si presentano molto diversificate. Complessivamente si evidenzia una buona conoscenza dei fattori indicati da IFLA (stato fisico, contenuto, uso). L’elemento maggiormente preso in considerazione è il dato del prestito, in due casi viene specificato come elemento di valutazione dell’utilizzo del documento anche l’indice di circolazione. Seguono a pari merito il dato della condizione fisica e della validità del contenuto. Buona la consapevolezza di lavorare in un’area di cooperazione e di poter quindi avere il supporto del catalogo collettivo in cui controllare la presenza della pubblicazione, prima dell’eventuale eliminazione.
L’importanza del magazzino nella revisione coordinata
Il magazzino della singola biblioteca, anche se piccola, appare spesso come una soluzione opportuna e rassicurante perché non si devono eliminare subito i documenti “non perfetti” e si provvede comunque ad allontanarli dallo scaffale. Non è una scelta giusta e lungimirante: primo perché ipotizzare e duplicare tanti piccoli magazzini, soprattutto laddove esiste già un’ottica di cooperazione, è uno spreco di tempo e di risorse, secondo perché il magazzino della revisione deve avere precise caratteristiche che lo distinguono. Non si tratta infatti di un magazzino quasi di conservazione, ma, secondo le linee guida IFLA/Unesco di «una raccolta di libri meno recenti e poco consultati, purché ancora utilizzati o utilizzabili e non sostituibili con altri o disponibili in altra forma […] I libri con informazioni superate o logori […] dovrebbero essere scartati e non conservati in magazzino. È conveniente mantenere raccolte di deposito di questo tipo in collaborazione con altre biblioteche». Il magazzino per funzionare bene e risultare di vera utilità deve rispettare alcune condizioni:
- essere strutturato, avere spazi, personale e risorse a esso costantemente destinati;
- essere gestito con un software adeguato che permetta non solo agli utenti di vedere i documenti nel catalogo collettivo per poterli richiedere e ricevere in tempi brevi, ma anche agli operatori delle biblioteche di colloquiare tra loro e al centro-servizi, centro-sistema di fornire dati utili alla revisione;
- essere fornito di criteri di immagazzinamento chiari e definiti, contenuti nella griglia comune di revisione, per evitare soluzioni estemporanee e non costanti nel tempo.
I criteri di immagazzinamento, che vanno assolutamente inseriti nella carta delle collezioni quando esiste (altrimenti è opportuno stilare un regolamento specifico del magazzino) vanno definiti e calibrati facendo preciso riferimento alla comunità dell’area servita, il più possibile al profilo degli utenti, reali e potenziali, delle biblioteche. Qualche esempio dei criteri:
- i documenti poco utilizzati, con un basso indice di circolazione;
- le doppie copie che si decide di non eliminare;
- le opere minori di autori classici;
- le pubblicazioni obsolete per contenuto, ma di grande importanza editoriale o grafica;
- le edizioni precedenti e significative di un’opera classica presente sugli scaffali nell’ultima edizione;
- le pubblicazioni dal contenuto parzialmente o totalmente superato ma che testimoniano la storia o l’evoluzione di una materia;
- i documenti fragili (ad esempio raccolte di disegni, carte geografiche ecc.) che necessitano di un utilizzo “controllato”;
- opere che per valore storico locale o per particolari motivi si intende mantenere in un fondo speciale.
Il magazzino centralizzato o centrale permette inoltre di realizzare forti economie di spazi e maggior efficienza, in quanto per esempio lo stesso titolo che deve essere allontanato da più biblioteche può essere conservato in un’unica copia. Non solo: se non fosse realizzato un magazzino della revisione l’opera che collochiamo in magazzino rischierebbe o di occupare “inadeguatamente” spazio sugli scaffali o di essere eliminato, perdendo così una pubblicazione ancora parzialmente valida.
All’estero molte sono le esperienze e i progetti di depositi cooperativi di documenti sia cartacei che digitali, così come ampiamente e puntualmente illustrato da Tommaso Giordano soprattutto nell’ottica della conservazione o della condivisione delle risorse. Qui invece si vuole limitare l’analisi solo ai magazzini della revisione che accolgono documenti allontanati dagli scaffali, ma non ancora destinabili all’eliminazione.
Due esempi di progetti italiani
Il magazzino della Fondazione per leggere
La Fondazione per leggere, nata nel 2006 dall’unione di preesistenti sistemi bibliotecari e comprendente 59 biblioteche, nel 2009 si pone l’obiettivo di progettare e gestire un magazzino centralizzato che fosse funzionale alla revisione e alla riqualificazione coordinata delle raccolte.
Innanzitutto, accanto al progetto vero e proprio che riguardava il magazzino (studio di fattibilità, progettazione, realizzazione, nodi amministrativi), occorreva fare il punto sullo stato complessivo delle raccolte e costruire una vera revisione coordinata per “produrre” in maniera omogenea e scientifica il materiale da accogliere in magazzino.
È iniziato quindi un lungo e impegnativo percorso di formazione e confronto, coordinato anche dalla sottoscritta con tutti i bibliotecari della fondazione, che ha portato all’elaborazione di:
- criteri tecnici per la revisione coordinata, che si è tradotto in un protocollo delle procedure con tutti gli “strumenti” indispensabili e sufficienti per iniziare a effettuarla, compresi i modelli degli atti amministrativi, gli strumenti informatici, i tempi di inizio, gli ambiti tematici, le modalità pratiche;
- una griglia di valutazione di partenza uguale per tutti, che ha richiesto molto impegno per trovare una sintesi tra le esperienze passate, la griglia base di valutazione da me proposta e le caratteristiche peculiari del patrimonio delle biblioteche;
- un software di rete adattato alle esigenze del progetto, grazie all’ottimo lavoro, oltre che con gli informatici, anche con l’ufficio di catalogazione, sia per quanto riguarda le modalità di gestione e di invio del materiale al magazzino, sia per tutte quelle informazioni e note utili alla revisione coordinata da inserire nel programma. Qualche esempio: il numero di copie della stessa opera in catalogo, i prestiti per copia, la data dell’ultimo prestito, i prestiti totali rispetto al titolo, l’indicazione precisa dello status fisico dell’opera a magazzino per valutare se può essere sostituita con una copia migliore, ancora presente nelle biblioteche.
Il magazzino – o meglio la “Biblioteca di deposito” – un edificio autonomo, ex capannone industriale, presentava ottime caratteristiche strutturali, tecniche e di servizio, una superficie di 350 m2 e la capacità, attraverso le scaffalature compatte, di contenere sino a 100.000 volumi.
Già dal 2010 è iniziato il lavoro dei bibliotecari della rete con progetti annuali condivisi che puntassero a singoli settori del patrimonio. Un gruppo ristretto di tecnici, delegato – il “comitato collezioni” – puntualizzava di volta in volta i criteri specifici della materia e aggiuntivi rispetto alla scheda di valutazione madre. Per il settore delle guide, ad esempio, si è scelto di eliminare tutti i documenti pubblicati da più di dieci anni, facendo eccezione per le guide rosse del Touring, i libri sul territorio con apparato iconografico di rilievo e le pubblicazioni con note di valore storico-artistico-paesaggistico di rilievo. Interessante è anche la fase di riacquisto delle opere eliminate che è stato pianificato con cura, indicando alle biblioteche del territorio, suddivise per famiglie, i riacquisti opportuni e tra loro complementari.
Attualmente il magazzino di deposito, che proprio in questi mesi è stato trasferito presso la sede operativa della Fondazione per leggere, dispone di 4.650 opere e ha effettuato dal 2010 circa 5.000 prestiti.
Il magazzino centrale del Sistema bibliotecario delle Valli e delle Dolomiti friulane
Il sistema Biblioteche della Montagna pordenonese (BiblioMP), avviato nel 1996, comprendeva sino allo scorso anno 16 biblioteche (per lo più biblioteche di piccole e medie dimensioni) e due istituti scolastici nel territorio delle Valli e Dolomiti friulane e della Pedemontana del Livenza con una popolazione complessiva di circa 50.000 abitanti.
Nel 2010, dopo opportuni corsi di formazione sulla revisione delle raccolte per gli operatori del sistema bibliotecario, è stata creata presso la Biblioteca comunale di Maniago, comune capofila, una biblioteca centrale di deposito dove sono stati collocati man mano i volumi provenienti dalla revisione delle raccolte e che non sono stati rimessi a scaffale o eliminati, precisamente 12.654 volumi al 31 dicembre 2016.
I libri sono stati presi in carico dalla biblioteca centrale, la quale provvede alla loro gestione e prestito, mentre la proprietà rimane sempre alla biblioteca acquirente, la quale può richiedere anche la restituzione del volume, qualora lo ritenesse opportuno. Il materiale è costituito da monografie sia per adulti che per ragazzi e collocato secondo la Classificazione decimale Dewey.
Nonostante la disponibilità a catalogo e l’esistenza dell’interprestito, il suo utilizzo non è stato nel corso degli anni costante e soprattutto diffuso per tutta l’utenza del territorio. Ha fatto sempre però da riferimento per la biblioteca stessa di Maniago e per biblioteche maggiori, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo per esigenze scolastiche. Da segnalare come interessante e inusuale l’esperienza del bookcrossing, gestita come complementare alla revisione. Parte del materiale destinato all’eliminazione, infatti, è stato invece inserito, a cura degli operatori della biblioteca centrale, nel circuito del bookcrossing, segnalando il rilascio nel sito. A fine 2016 risultano presenti 4.771 volumi con un incremento rispetto al 2015 di 471 volumi. Dalle segnalazioni periodiche che gli utenti inseriscono nel sito è possibile verificare il movimento dei volumi nei punti di distribuzione siti in diverse regioni italiane.
A seguito della nuova legge sui beni culturali della regione Friuli Venezia Giulia, i sistemi bibliotecari friulani cambiano geografia territoriale. Il vecchio sistema BiblioMP, protagonista del progetto descritto, diventa nel 2017 il nuovo Sistema bibliotecario delle Valli e delle Dolomiti friulane passando da 16 a 23 biblioteche. La transizione come sempre si presenta complessa, occorrerà inserire le nuove biblioteche, omogeneizzare i software, allargare e ripartire con i servizi. Anche il magazzino di deposito, confermato nel nuovo progetto, vedrà dal prossimo anno un nuovo avvio.
Un modello importante: la Réserve centrale di Parigi
Inaccessibile al pubblico, la Réserve centrale di Parigi è, in un certo senso, la più grande biblioteca della rete municipale con oltre 1.500 m2 di magazzino, 5 km di scaffalature e quasi 240.000 documenti a disposizione per il prestito, di cui oltre 150.000 libri e quasi 75.000 CD-ROM.
Situata all’interno di un centro servizi autonomo che fornisce alle biblioteche municipali della rete servizi quali la catalogazione e gli acquisti centralizzati, la consulenza informatica e il trattamento fisico dei documenti, la Réserve accoglie, secondo un protocollo di revisione definito con i bibliotecari stessi, parte dei documenti allontanati dagli scaffali.
Attualmente la situazione della rete municipale è la seguente:
- 57 biblioteche di prestito distribuite nei 20 quartieri (arrondissement) della città di Parigi, di dimensioni e con mission diverse, di cui 50 propongono spazi e documenti riservati ai bambini e ragazzi dagli 0 ai 14 anni;
- 15 biblioteche e fondi specializzati tra cui la Cinémathèque française, la seconda più importante collezione francese “pubblica” su questo argomento, la Bibliothèque Marguerite Durand aperta nel 1932 con un importante fondo sulla storia delle donne e del femminismo, l’Heure joyeuse la prima biblioteca per ragazzi aperta nel 1924 e la Médiathèque de la Canopée la fontaine, l’ultima nata, specializzata nelle culture urbane (graffiti, street art, periferie).
L’obiettivo di questo grande magazzino centralizzato è la perfetta realizzazione delle raccomandazioni per le biblioteche pubbliche dell’IFLA già più volte citato:
- valorizzare i documenti ritirati dalle biblioteche;
- costituire una riserva “attiva” senza obbligo alcuno di conservazione;
- mantenere e aumentare, dove possibile, l’offerta documentaria della rete.
Alimentano questo grande magazzino centralizzato i romanzi soprattutto classici e i saggi usciti dall’attualità ma importanti dal punto di vista editoriale, per l’arte ad esempio i cataloghi delle mostre e le monografie, mentre sono esclusi i manuali di ogni tipo, per la geografia vengono accolti volentieri gli atlanti storici e i diari di viaggio, ma non le guide turistiche. Da qualche anno passano dalla Réserve anche i libri per bambini e ragazzi che però non vengono integrati in essa ma solo ridistribuiti o donati, a seconda dello stato fisico. Delle opere presenti in più copie si conserva solitamente un solo esemplare, molto raramente due.
È semplice avere in prestito i documenti della Réserve: gli utenti, dopo averli identificati nel catalogo collettivo, li richiedono da una qualsiasi delle biblioteche della rete e li ricevono nel giro di due, massimo sei giorni lavorativi.
I dati del prestito in continuo aumento testimoniano della vitalità e del gradimento di questo servizio: da 65.591 prestiti nel 2006 siamo arrivati a ben 206.070 nel 2017, dati più che triplicati.
C’è però anche una significativa motivazione che spiega l’importanza dei prestiti: in realtà la Réserve centrale mitiga di fatto l’assenza di un vero servizio di interprestito tra le biblioteche della rete e si dimostra utilissima soprattutto per le piccole biblioteche che possono allargare così la loro proposta bibliografica.
La selezione e l’ulteriore valutazione dei documenti proveniente dalle biblioteche della rete parigina dopo la revisione è durissima. Dall’elaborazione dei dati forniti dai tecnici della Réserve per il triennio 2014-2016 e che riguardano la destinazione finale di tali documenti, si può affermare che mediamente dei libri ricevuti (368.458) solo il 7-8% (23.206) entrano a far parte del patrimonio del nostro magazzino attivo. Per il resto, circa il 22% (81.038) viene donato a enti e associazione culturali ed educative che ne fanno richiesta tramite convenzione (è vietato qualsiasi uso privato o la vendita dei documenti) e che li possono scegliere direttamente in appositi spazi loro destinati. La maggior parte infine, oltre il 70% (264.214), viene mandato al macero.
Un altro elemento significativo è che la Réserve centrale attua da circa cinque anni un’attenta revisione delle sue raccolte per mantenere nei fatti il suo carattere di riserva “attiva”. Dal 2013, infatti, effettua annualmente la revisione, tenendo presente come criteri di eliminazione definitiva soprattutto la mancanza di prestito negli ultimi dieci anni. Complessivamente da quella data sono stati eliminati 46.142 documenti, circa il 19% del suo patrimonio attuale.
La Réserve centrale è, in definitiva, per i bibliotecari della rete parigina, una vera e propria biblioteca complementare alle loro, diversa solo perché non accessibile al pubblico. Lo dimostrano anche due attività che essa esplica da una decina d’anni: acquista documenti per sostituire quelli ancora necessari ma in cattive condizioni fisiche e predispone bibliografie tematiche del suo patrimonio per mostre itineranti o approfondimenti presso le biblioteche.