Sul talento di leggere
lettoreambulante@gmail.com
Per tutti i siti web la data di ultima consultazione è il 29 aprile 2022.
Abstract
Leggere è un talento? A questa domanda ma soprattutto a perché e a cosa significa porsela per guardare alla pratica della lettura da prospettive diverse cerca di rispondere questo intervento. Indagando, grazie ai più recenti studi sul cervello che legge, cosa accade quando leggiamo e, grazie alla letteratura, sul significato di essere lettrici e lettori in particolare nell’età dell’adolescenza. E di come possiamo trasmettere il desiderio della lettura e la consapevolezza che l’azione di leggere rappresenti la più alta evoluzione raggiunta dal nostro cervello. Spostando in questo modo l’accento dai cosiddetti non lettori a quelli che già amano leggere perché possano acquisire un ruolo sociale riconosciuto e diventare così ‘untori’ del piacere di leggere. Il talento di leggere deve essere individuato e soprattutto sostenuto e gli adolescenti devono poter esercitare il loro diritto alla lettura. Attraverso l’accesso ai libri, mediante biblioteche e librerie, occasioni di incontro e confronto ma soprattutto grazie a interlocutori alla loro altezza.
English abstract
This talk attempts to answer this question, but above all, it assesses why and what it means to ask this in order to look at the practice of reading from different perspectives. It also investigates, thanks to the latest studies on the reading brain, what happens when we read and, thanks to literature, what it means to be a reader, especially in adolescence. It also shows how we can transmit the value of reading by creating awareness of the fact that it represents the highest evolution achieved by our brain. In this way, the emphasis is shifted from the so-called ‘non-readers’ to those who already love to read so that they can acquire a recognised social role and thus become ‘anointed’ with the pleasure of reading.
The talent for reading must be identified and above all supported. The adolescents, on the other hand, must be able to exercise their right to read, through access to books, libraries and bookshops. Moreover, this can happen through opportunities whereby they can meet and compare notes and most importantly, encounter interlocutors who are equal to them.
Possiamo considerare leggere un talento? Inteso come una «disposizione d’animo, inclinazione […] Ingegno, predisposizione, capacità e doti intellettuali rilevanti, spec. in quanto naturali e intese a particolari attività»? Se gli adolescenti che amano leggere possedessero in realtà un talento cosa comporterebbe per chi si occupa di educazione e promozione della lettura, in particolare in relazione con la biblioteca di pubblica lettura?
Per provare a dare una risposta dobbiamo prendere consapevolezza di cosa significa leggere, della complessità che si cela dietro al gesto quasi banale di aprire le pagine di un libro, grazie alla scienza e alla letteratura.
Per una scienza e letteratura della lettura
«Essere lettori esperti non fa di noi esperti della lettura. È per questo che esiste una scienza della lettura: per poter capire questa complessa abilità a livelli che l’intuizione non riesce a penetrare facilmente» [Seidenberg, 2021, p. 4]: Mark Seidenberg, nel recente e corposo saggio Leggere, indaga le finalità della scienza della lettura che grazie al dialogo continuo tra linguistica, psicologia, fonologia e neuroscienza cerca di definire cosa succede quando leggiamo. Il contributo dello studioso americano è solo l’ultimo di una serie di studi che indagano il cervello che legge e le molteplici interazioni con il mondo in cui viviamo, dalle implicazioni legate all’istruzione sino al valore politico della lettura. Con una particolare attenzione alle nuove generazioni: «la lettura è interessante. È complessa, è essenziale, e c’è urgente necessità di ridurre il numero di persone che leggono poco o per nulla, e di assicurarsi che le generazioni future siano sufficientemente alfabetizzate per prosperare nel mondo in cui vivranno». Il saggio di Seidenberg ha quindi il merito di fare il punto sui più recenti studi sul cervello che legge ma anche sul legame spesso frainteso tra alfabetizzazione e lettura e sull’importanza della scuola nel processo di diffusione della lettura. Insiste infatti sull’esigenza di formare e informare chi si occupa di educazione alla lettura su come funziona il cervello e su come i bambini possano diventare lettori esperti, essere motivati a leggere ed essere in grado di comprendere e interpretare testi diversi. In modo che, anche in seguito ai cambiamenti dei supporti di lettura, non venga meno la capacità di misurarsi con i testi letterari. E valorizzare così il lettore esperto o, come preferisce definirlo Seidenberg, il ‘lettore magistrale’. Perché la lettura esperta è un tipo di competenza specialistica che solo alcune persone raggiungono e posseggono e quindi andrebbe riconosciuta e valorizzata. Seidenberg non parla espressamente di talento o di predisposizione personale ma si concentra maggiormente sul percorso e le condizioni che ci possono permettere di acquisire al meglio questa capacità. Lo studioso americano propone di istituire un attestato di lettore esperto certificato, elencando alcune competenze più o meno scientifiche come saper leggere su diversi supporti o possedere un amplio vocabolario ma anche riuscire a leggere sui mezzi pubblici o in condizioni disagiate. Lo stesso Seidenberg ammette di essersi divertito e che l’attestato è una sorta di parodia, ma l’esercizio della stesura dimostra che la lettura esperta non è un’arte imperscrutabile ma ha delle abilità specifiche che possono essere elencate e individuate e servono a cercare di delineare la figura del ‘lettore magistrale’. Anche detto 'lettore di talento'.
Qui siamo costretti a semplificare ma possiamo tranquillamente affermare che leggere non è tra le funzioni primarie del cervello umano, che anzi è un’acquisizione recente e assai complessa per i circuiti neuronali. La neuroscienza ha dimostrato come appena leggiamo una parola immediatamente il cervello la rimanda a un’immagine attraverso un meccanismo complesso e impercettibile. Lo racconta bene lo studioso Davide Crepaldi in Neurospicologia della lettura, un saggio agile e completo utile ai neofiti come a chi si è già approcciato alla materia e che può essere anche un ottimo strumento per la lettura ad alta voce in classe o in biblioteca e per coinvolgere attivamente gli adolescenti in semplici, illuminanti e divertenti esperimenti sul cervello che legge:
Per dare un riferimento pratico al lettore, 100 millisecondi è il tempo minimo perché un atleta si stacchi dai blocchi di partenza dopo lo sparo in una finale olimpica; se il tempo di reazioni è inferiore a questa soglia, l’atleta viene squalificato perché si ritiene impossibile che abbia effettivamente aspettato il segnale di via prima di partire. Ecco, con una presentazione visiva pari alla metà di questo tempo un qualsiasi lettore estrae significato da una parola, e senza che nemmeno ne sia consapevole. Incredibile, vero? […] Insomma, la psicologia sperimentale ci conferma che siamo dei lettori incredibili. Siamo in grado di leggere parole in meno di 50 millisecondi, e al di fuori della nostra consapevolezza. Non solo: addirittura sembra che non possiamo fare a meno di leggere, anche in condizioni dove sappiamo che non dovremmo farlo [Crepaldi, 2020, p. 15-16].
Possiamo anche calcolare quanto tempo vi costerà arrivare in fondo a questo articolo: «La psicolinguistica ha una risposta anche a questa domanda: in media, leggiamo a una velocità di circa 240 parole al minuto. I più rapidi tra noi raggiungono picchi di 350 parole al minuto» [Crepaldi, 2020, p. 18].
Dopo aver esplorato l’incredibile sistema di meccanismi che il cervello mette in atto quando incontra una parola scritta, Crepaldi si interroga sul futuro della lettura e in particolare in relazione all’era digitale e quindi alle nuove generazioni: «la carta sembra essere ancora in una posizione migliore quando si tratta di leggere testi complessi, lunghi, che richiedono un’attenzione alta e sostenuta, e di cui vogliamo conservare una memoria (almeno esplicita) più duratura. Lo schermo non sembra dare performance peggiori, né di memoria, né di comprensione, e però si adatta meglio a letture veloci e più superficiali, dove ciò che conta di più è l’apprendimento implicito, piuttosto che quello esplicito» [Crepaldi, 2020, p. 81]. In questo contesto Crepaldi introduce appunto il concetto di apprendimento implicito, cioè la capacità del nostro cervello di alimentare una memoria parallela che ci permette di incamerare senza accorgercene migliaia di informazioni da utilizzare poi senza averne consapevolezza. Come sottolinea lo studioso, apprendiamo maggiormente in maniera implicita e sono in corso molti studi e sperimentazioni che vedono coinvolte psicologia sperimentale e neuroscienze per approfondire questo meccanismo. Che potrebbe essere in futuro uno degli elementi per descrivere il talento di leggere.
Per tornare al confronto tra lettura su carta e lettura su schermo, in relazione alle generazioni cresciute con gli strumenti tecnologici Maryanne Wolf, la neuroscienziata cognitivista considerata la maggiore studiosa del cervello che legge, ha dedicato alla questione il suo ultimo libro Lettore, vieni a casa [Wolf, 2018]. Il suo percorso di ricerca era cominciato con Proust e il calamaro [Wolf, 2009], un caposaldo della scienza della lettura, dove partendo dagli imprescindibili studi sui neuroni del docente di psicologia cognitiva sperimentale Stanislas Dehaene («Dietro ogni lettore si nasconde un meccanismo neuronale ammirabile per precisione ed efficacia […] i progressi delle neuroscienze e della psicologia cognitiva hanno permesso di individuare i meccanismi neuronali che sottendono l’atto di leggere» [Dehaene, 2009, p. 1]), propone un’esauriente e approfondita trattazione sulla storia della lettura e sul cambiamento che stiamo vivendo. Il primo saggio di Maryanne Wolf è estremamente specialistico e molto utile per chi si occupa in particolare del funzionamento del cervello che legge e dei disturbi legati alla lettura, mentre in Lettore vieni a casa la studiosa americana usa in maniera quasi provocatoria il genere epistolare, per indagare i cambiamenti della lettura nel mondo digitale. Insistendo ancora una volta su come leggere sia una delle più alte espressioni dell’intelligenza umana e che la neuroplasticità ne è alla base: «[…] la combinazione di questi tre principi costituisce la base di ciò che pochi di noi avrebbero mai sospettato: un circuito di lettura che incorpora input di due emisferi, quattro lobi in ciascun emisfero (frontale, temporale, parietale e occipitale) e i cinque strati del cervello (dal più alto telencefalo e dal diecenfalo adiacente più in basso, agli strati intermedi del mesencefalo, fino ai livelli più bassi del metencefalo e del mielencefalo» [Wolf, 2009, p. 22]. Più che sulle varie tipologie di lettore, si concentra sui vari livelli di coinvolgimento nel testo scritto e si occupa di quella che definisce ‘lettura profonda’, che misura la qualità della nostra lettura e cioè cosa leggiamo, come leggiamo e perché leggiamo. Rispetto alle conclusioni di Davide Crepaldi sul rapporto tra lettori e supporti utilizzati, Maryanne Wolf sostiene che in realtà esiste una differenza neurologica sostanziale. Come i media digitali infatti favoriscono la rapidità e la molteplicità, rivelandosi utili per scorrere un’ingente quantità di notizie e informazioni, li ritiene addirittura dannosi quando ci troviamo di fronte a un’opera letteraria, che necessita della carta stampata che garantisce uno stile di lettura lento e accurato. A gestire questa che possiamo chiamare una rivoluzione contemporanea riguardo alla pratica della lettura si trovano a confronto la generazione di chi ha sempre letto su carta e poi si è trovato ad apprendere la lettura digitale e bambini e adolescenti che sono cresciuti utilizzando gli schermi. Più e meno giovani quindi si trovano a tentare di gestire un’interazione più che una contrapposizione tra i due procedimenti e hanno acquisito quello che Maryanne Wolf definisce un ‘cervello bialfabetizzato’. Con questo deve misurarsi chi si occupa di educazione alla lettura per comprendere anche la difficoltà di affrontare la lettura di testi letterari. La studiosa americana, da una parte, mostra preoccupazione per il rischio di atrofizzazione della capacità di lettura profonda in chi l’ha già raggiunta e sulla difficoltà di acquisirla in chi è cresciuto solo con gli strumenti digitali, dall’altra propone una sorta di alleanza transgenerazionale per mantenere viva le potenzialità della letteratura. Quindi suggerisce per i bambini di imparare e poi proseguire a leggere le storie almeno sino ai dieci anni solo sul supporto cartaceo e per i più anziani di dedicare ogni giorno venti minuti a una lettura letterariamente complessa. Vedremo più avanti che casualmente torneranno i venti minuti in una attività promossa nelle scuole dal progetto europeo Read on.
Le considerazioni di Maryanne Wolf, oltre a sottolineare ancora una volta che dal punto di vista neurologico ed evolutivo la lettura è un’abilità unica, ci portano ora a indagare su ‘cosa succede’ quando leggiamo un’opera letteraria. In questo caso non è più sufficiente che il cervello decodifichi le parole poiché entrano in gioco emozioni e sentimenti: «la lettura è un gesto tortuoso, in senso neuroanatomico e intellettuale, arricchito dalle svolte impreviste delle inferenze e associazioni del lettore, come anche dal messaggio diretto dal testo all’occhio» [Wolf, 2009, p. 22]. Dalla lettura non meccanica di un testo, dunque dalla fruizione di una storia per piacere o desiderio di leggerla, sono inevitabilmente coinvolte le nostre facoltà creative di immaginazione, di mimesi e di rimando al vissuto personale di ciascuno; in questi movimenti di ‘aggancio’ la memoria lavora in modo selettivo. Sul continuo scambio tra il cervello e la memoria, a livello scientifico, abbiamo ancora pochi dati, ma paradossalmente possiamo sperimentarne nel concreto l’esistenza in ciascuna esperienza di lettura, osservando come sia cambiata la percezione di un testo a seconda dell’età in cui lo abbiamo letto oppure, ad esempio, nelle discussioni che avvengono all’interno dei gruppi di lettura quando, a partire dalla lettura individuale di uno stesso libro, ogni partecipante si fa portatore di una differente ‘versione’. Per aiutarci, anche visivamente, a capire quello che incredibilmente facciamo quando leggiamo opere narrative, è imprescindibile il libro dell’art director Peter Menselsund, che in Che cosa vediamo quando leggiamo riassume in pochi passaggi come
la lettura è il primo esempio di ausilio tecnologico che ha esteso le nostre capacità oltre i loro limiti naturali […]. Allo stesso tempo come in un solo boccone noi lettori:
Leggiamo una frase….
Leggiamo alcune frasi più avanti…
Restiamo coscienti del contenuto delle frasi che abbiamo già letto…
Immaginiamo eventi che devono ancora accadere nella storia [Mendelsund, 2020, p. 104].
Maryanne Wolf, proprio riferendosi al libro di Mendelsund, osserva che il lettore e lo scrittore insieme costruiscono immagini partendo da una serie di dettagli sensoriali accuratamente scelti e comunicati soltanto attraverso le parole. Da questo meccanismo evocativo nascono le emozioni della lettura che ci permettono di attivare l’empatia, l’atto di assumere la prospettiva e i sentimenti degli altri. E, nello stesso tempo, espandere la conoscenza del mondo e di noi stessi che abbiamo interiorizzato. Il tema è insieme complesso e affascinante e chiama in causa molte discipline, tra le quali gli studi sul ruolo del lettore e l’estetica della ricezione. Ma qui sul legame tra lettura, emozioni e memoria chiamiamo in causa direttamente la letteratura. Che, non dobbiamo mai dimenticarlo, riesce in poche parole a dare voce alla complessità umana. Lo scrittore bulgaro Georgi Gospodinov, nel racconto che apre la raccolta Tutti i nostri corpi, sembra davvero chiudere il cerchio tra libro e lettore e rappresentare con vividezza ciò che intendiamo per piacere di leggere legato al talento della lettura:
Ricordo chiaramente, a pelle, senza esserci mai stato, il sole fiammeggiante sugli infiniti campi di cotone della Louisiana. Ricordo sul mio palato il gusto della madeleine di Proust e le sue briciole che galleggiano nel tè. Ricordo come portarono per la prima volta il ghiaccio a Macondo e mio padre mi accompagnò dallo zingaro Melquiades. Ricordo una terribile tempesta invernale e la candela che ardeva in casa, la candela ardeva… Sono stato un aviatore in guerra, una venditrice di fiammiferi, un cane che aspetta invano il suo padrone. A volte giaccio ferito sul campo di Austerlitz, guardo come si muovono le nuvole sopra di me e penso a come abbia potuto non notarle sino ad ora… Rimpiango spesso un giardino di ciliegi che è stato messo in vendita. Mi manca il vagabondare per la Parigi degli anni ’20, quella festa infinita. A volte mi macero in un pastrano bagnato nelle trincee di qualche guerra, fumo aspre sigarette corte, altre volte trangugio Calvados. O mi infilo i sandali e alzo il mio scudo che brilla al sole.
Mi rendo conto, probabilmente come tanti altri prima di me, che tra i miei ricordi personali ce ne sono molti scaturiti dai libri. La lettura produce ricordi. Da tempo non ricordo e mi rifiuto di indagare su quali provengano dalla lettura e quali no. Non percepisco nessuna differenza, tutto è stato vissuto, tutto mi fa venire la pelle d’oca, tutto ha lasciato una cicatrice. In tutti i miei corpi… [Gospodinov, 2020, p. 7-8].
La complessità neurologica del cervello che legge e il coinvolgimento emotivo quando leggiamo opere narrative costruiscono insieme il profilo del lettore di talento e potremmo arrivare a definire come dice Maryanne Wolf una ‘neuroscienza della letteratura’. Questo recente filone di ricerca si occupa dal punto di vista fisiologico, cognitivo, politico e culturale del valore della lettura delle opere letterarie e di come sta cambiando e cambierà la capacità nostra e delle giovani generazioni di leggerle, viverle e comprenderle a fondo. Saranno i lettori di talento a ‘salvare’ la letteratura?
Leggere è un talento?
Possiamo a questo punto azzardare una teoria, insieme provocatoria e rassicurante, che non può certo essere l’unica strada da seguire ma non è trascurabile e merita un’attenzione particolare. Della lettura da parte di chi ne fa una pratica quotidiana, a volte anche clandestina, come leggere di nascosto nell’orario scolastico, sono state date – e i giovani lettori stessi danno – molte definizioni e interpretazioni: una passione, un piacere, un bisogno ancestrale, un richiamo irresistibile, una sfida, una sofferenza a cui non si riesce a sottrarsi, un’attrazione istintiva, un bisogno ecc. Se invece leggere fosse semplicemente un talento?
La definizione di talento del lettore era già stata usata in precedenza da Zadie Smith in Perché scrivere, un saggio sulla scrittura ma che in realtà si occupa molto dei lettori di letteratura: «Leggere è un’abilità e un’arte. I lettori dovrebbero andare fieri delle loro competenze e non vergognarsi di coltivarle, non fosse altro perché gli scrittori hanno bisogno di loro… Anche il lettore deve avere talento» [Smith, 2011, p. 59].
Il riferimento al talento può essere inteso come una conferma del fatto che esistono ed esisteranno sempre persone maggiormente predisposte alla lettura, un’ulteriore ragione per sostenere che – a dispetto delle statistiche spesso poco incoraggianti, e forse anche poco affidabili – non conosceremo mai l’estinzione della letteratura. Perché nasceranno sempre individui che sviluppano più facilmente una maggiore plasticità neuronale dell’atto della lettura e insieme attivano più profondamente la sfera emotiva e l’empatia al contatto con le storie lette.
Gli anni dell’adolescenza sono quelli in cui maggiormente si può rilevare questa attitudine e in cui si intensifica il talento perché l’apprendimento della lettura arriva al suo apice [Wolf, 2009].
E come racconta James Wood l’incontro con le storie a quell’età può essere davvero esaltante: «Ricordo ancora quel fremito adolescenziale, quella sublime scoperta del romanzo e del racconto come uno spazio completamente libero, dove potevi pensare qualsiasi cosa, dire qualsiasi cosa. Nel romanzo potevi incontrare atei, snob, libertini, adulteri, assassini, ladri, pazzi che cavalcavano per le pianure castigliane o vagavano per Oslo o San Pietroburgo» [Wood, 2016, p. 11].
La riflessione sul talento non vuole ad ogni modo proporre una visione elitaria ed esclusiva della lettura. Tutt’altro: contribuisce a ribaltare il punto di vista, a mostrare come la lettura non è un’esperienza estranea al mondo dei più giovani, a sfatare il luogo comune secondo il quale gli adolescenti non nutrono spontaneamente stimoli e curiosità nei confronti nella lettura (come d’altronde testimoniano alcune indagini del Cepell, con un tasso di lettura in crescita in Italia per la fascia 11-13 anni). Soprattutto vuole ampliare lo sguardo, porre in relazioni lettori esperti e lettori refrattari e mettere in luce ragazze e ragazzi che amano leggere e che possono indirettamente diventare ‘untori’ di lettura come ci spiega Luca Ferrieri in un suo bel libro [Ferrieri, 2011].
Del resto è proprio la letteratura che ha saputo rappresentare in molte occasioni il legame tra la giovinezza e la lettura. Per fare solo qualche esempio dal giovane Proust di Sulla lettura a Peter con la testa tra le nuvole protagonista in L’inventore di sogni di Ian McEwan, da Matilde di Roald Dahl al recente memoir di Sally Beyley La ragazza con la colomba, possiamo incontrare tante perfette rappresentazioni del talento di leggere. Queste storie hanno il potere di scatenare nei lettori un meccanismo di identificazione nella voce dei diversi personaggi coetanei che li fa sentire rappresentati e in chi è più refrattario alla pagina scritta sollecitare il desiderio di provare sulla propria pelle le sensazioni e le avventure descritte, così che sia la lettura a fare da viatico verso se stessa e la sua reale rappresentazione. Essenziale dell’esperienza della lettura in giovane età il fatto assodato che «a partire dalle immagini e dalle frasi trovate nei libri, si può disegnare uno spazio, un paesaggio, un posto che si deve solo a se stessi». Ma i discorsi ufficiali per esaltare e glorificare la lettura non rischiano di spossessare l’adolescente del suo spazio? Lasciare spazio al desiderio («leggere delle storie, molto semplicemente, mostrare che si può sognare e che ci sono delle scappatoie e che non è già tutto deciso. Che la vita si inventa, che è possibile inventare la propria vita…» [Petit, 2010]) e diffondere la consapevolezza scientifica che leggere è una capacità unica può essere un modo per sostenere e riconoscere il talento e insieme rendere la lettura attrattiva e desiderabile.
Questo non vuol dire che chi non scopre subito questa predisposizione non possa diventare in seguito un lettore di talento perché la lettura è un muscolo e si può allenare ma c’è chi, anche senza avere avuto un’educazione alla lettura o un incontro quotidiano con i libri, si approccia con facilità alla pagina scritta e, come ci ha raccontato Gospodinov, vive le storie come parte del proprio flusso di vita.
Dove ci può portare la suddetta teoria? Per iniziare, a un approccio diverso a scuola, dove c’è il rischio di confondere alfabetizzazione e lettura [Seidenberg, 2021] e dove non si percepisce la lettura come una competenza trasversale che riguarda tutti gli ambiti di insegnamento. È necessario invece individuare e valorizzare l’esperienza di chi possiede il talento del lettore, seppur acerbo, per coinvolgere i compagni e gli insegnanti verso buone pratiche di educazione alla lettura più adatte ad attecchire e a essere ‘contagiose’. Senza intenti di valutazione ma anche senza giudizi sia verso chi legge sia verso chi non lo fa. Come fa dire Jimmy Liao ai protagonisti di Leggere o non leggere questo è il problema: «la cosa più odiosa è dire che solo chi legge è migliore» ribadendo che «chi non ama leggere non dovrebbe mai sentirsi in colpa per questo». L’autore inoltre sembra avvicinarsi a più riprese all’idea di talento che abbiamo delineato, sostenendo che «chi ama leggere, leggerà sempre», «se non ami leggere non è colpa tua, non ami farlo adesso, ma non significa che non lo farai in futuro», «chi non ama leggere non dovrebbe mai sentirsi in colpa per questo» [Liao, 2019, passim].
Nello stesso tempo se si dà il giusto valore alla lettura si possono spendere tempo ed energie per favorire quella scintilla che può accendere il piacere di leggere, fornendo un’ampia scelta di libri ma anche occasioni per parlarne, come ci ricorda Aidan Chambers, descrivendo il cerchio della lettura [Chambers, 2011]. Vedremo alla fine del paragrafo alcuni esempi concreti di azioni a sostegno della lettura rivolte a ragazzi e adolescenti.
Queste buone pratiche valgono a maggior ragione per la biblioteca di pubblica lettura che dovrebbe essere l’orto dove si coltiva il talento dei giovani lettori:
Io sono stato fortunato. Sono cresciuto in un posto dove c’era un'eccellente biblioteca. Avevo dei genitori che durante le vacanze estive acconsentivano a lasciarmi in biblioteca andando al lavoro, e dei bibliotecari a cui non dava fastidio che un bambino tutto solo si presentasse ogni mattina alla sezione ragazzi e affrontasse sistematicamente il catalogo […] E quando finii tutti i libri per ragazzi, cominciai con quelli per adulti. Erano bravi bibliotecari. Amavano i libri e ci tenevano che fossero letti. Mi insegnarono a richiedere i libri da altre biblioteche grazie ai prestiti interbibliotecari. Non snobbavano niente di quello che leggevo. Semplicemente erano contenti che ci fosse questo ragazzino con gli occhi spalancati, ansioso di leggere, e parlavano con me dei libri che leggevo, mi trovavano tutti i libri di una serie, mi aiutavano. Mi trattavano da lettore – nulla di più, niente di meno – il che significa che mi trattavano con rispetto [Gaiman, 2019, p. 23].
Il brano, ma anche tutta l’opera, dell’antropologa francese Michelle Petit riassume molte delle considerazioni che ci hanno guidato nell’indagare il talento dei giovani lettori: la libertà di lettura ma insieme anche il dialogo indispensabile su pensieri e sentimenti nati dalla pagina scritta tra adulti e ragazzi. Il ruolo della scuola nel considerare il valore e le potenzialità delle storie e quello indispensabile della biblioteca ma soprattutto della professionalità del personale bibliotecario nel coltivare il talento di leggere.
Si è dunque scelto di presentare di seguito alcune esperienze che possono offrire spunti e modelli virtuosi per iniziative future e anche motivo di riflessione per chi si occupa a vari livelli, anche istituzionali, della lettura.
Read more, ovvero leggere liberamente a scuola ogni giorno
All’interno di Read on, un progetto europeo dedicato ai libri, alla lettura, alla circolazione e allo scambio di storie e racconti che vede protagonisti ragazze e ragazzi di età compresa tra i 12 e i 19 anni, che ha visto al fianco di Festivaletteratura sei partner di cinque diversi paesi (Irlanda, Norvegia, Portogallo, Spagna e Regno Unito) si sono sviluppate due attività in qualche modo ispirate dal talento di leggere.
La prima, che in qualche modo poi ha fatto da catalizzatore e cornice a tutte le altre, è Read more. L’idea nasce dall’esperienza maturata dalla scuola norvegese di Haugesund e da altre iniziative che hanno evidenziato come una pratica quotidiana di lettura nella scuola possa consolidarsi in una buona abitudine e sviluppi un rapporto quasi naturale con la parola scritta anche nei ragazzi meno attratti dalla lettura. L’idea è di svincolare la lettura da giudizi, prescrizioni, tempi obbligati, steccati disciplinari, lasciando i ragazzi liberi di scegliere che cosa – e come – leggere, seguendo la propria curiosità e i propri interessi. Read more propone di dedicare venti minuti al giorno alla lettura libera all’interno della normale attività scolastica. Condizioni dell’attività sono appunto la lettura libera – che include anche i giornali e le riviste, fumetti, articoli scientifici, poesia oltre naturalmente alla narrativa – e il fatto che i venti minuti di lettura vengano messi a disposizione da tutti gli insegnanti del consiglio di classe, non solo da quelli delle materie umanistiche perché la lettura, come abbiamo visto, è una competenza trasversale. Naturalmente nei venti minuti leggono anche gli insegnanti.
In questi anni le risposte sono state molteplici e variegate: dalla secondaria di primo grado dove hanno deciso e organizzato attività Read more sempre alla stessa ora ogni giorno e si fermano a leggere anche la dirigenza, la segreteria e il personale parascolastico, a poche classi per istituto che poi hanno trascinato le altre. Solo nell’anno scolastico 2021-2022 il progetto ha coinvolto 97 scuole in tutta Italia, per 436 classi e 9.930 studenti.
In molte realtà è stato essenziale il lavoro di rete con le biblioteche di pubblica lettura che hanno spesso fornito i libri per Read more, suggerito percorsi di lettura, ospitato le classi per la scelta delle letture per il progetto. Ma ci sono molti esempi di collaborazione per il reperimento dei libri e soprattutto per individuare letture che potessero soddisfare gli alunni coinvolti e spesso i genitori stessi si sono organizzati per realizzare biblioteche scolastiche per queste attività. Dall’altra parte per la biblioteca è stata un’ottima occasione per entrare a scuola e mostrare la ricchezza delle proposte offerte dall’editoria contemporanea.
L’attività può prevedere momenti di condivisione e di discussione, la definizione di una ritualità, forme di restituzione pubblica. L’unico obbligo consiste nell’inviare un resoconto mensile nel quale vengono indicati tutti i libri letti e la loro provenienza (casa, amici, biblioteca, scuola, libreria, edicola ecc.). Da parte sua Festivaletteratura, come promotore e partner italiano del progetto, offre incontri di formazione iniziale, gadget per le classi aderenti, la consulenza lungo il percorso, organizza uno o più momenti di confronto con gli insegnanti referenti e soprattutto incontra periodicamente le classi coinvolte per ascoltare problemi e risultati del progetto. E i riscontri positivi dal 2018, considerati anche gli anni della pandemia, sono stati ben al di sopra delle aspettative: le classi aderenti sono sempre aumentate, si sono segnalati pochi casi di abbandono dell’attività e in particolare gli insegnanti di materie non umanistiche sono rimasti sorpresi dai risultati. Che non sono stati solo legati alla pratica della lettura, con ragazze e ragazzi conquistati dal piacere di leggere o maggiormente allenati alla lettura su carta, ma dall’innalzamento della capacità di attenzione e dal silenzio che accompagnava i venti minuti di Read more.
Ragazze e ragazzi che amavano già leggere e che si temeva fossero penalizzati dal poco tempo lasciato per la lettura a scuola invece si sono sentiti protagonisti e consiglieri privilegiati per compagne e compagni con meno entusiasmo all’idea di leggere. Ecco le loro testimonianze:
«La cosa più incredibile è il silenzio e poi alzare gli occhi e vedere tutti i miei compagni che leggono: non mi sembra vero!» [racconta un’estasiata Martina, lettrice di talento, quando commenta come sta andando Read more].
Sono Anna e frequento la scuola media di Castelfranco Emilia (Modena). A scuola facciamo il progetto Read more e credo sia stata un’idea veramente geniale. A giugno dovrò dare l’esame di terza e ho deciso di parlare di una mia grande passione ovvero la lettura. Non parlerò della lettura in generale ma vorrò dimostrare alla commissione che leggere è davvero necessario per vivere una vita degna d’essere chiamata tale. Voglio convincere tutti che immergere il naso tra le pagine non sia inutile o senza fini ma che sia semplicemente magico e importante per il proprio “io”. I personaggi dei libri influenzano i lettori e quando penso a me stessa penso ad Anna ispirata alla saggezza di Hermione Granger, la pazzia e creatività di Willy Wonka, alla sbadatezza di Ofelia e al coraggio di Susan Pevensie, a Lizzy Bennet e a molti altri personaggi. Vorrei anche lasciare questo messaggio e per farlo ho deciso di fare un elaborato grafico e citare Pessoa ed Eco con la citazione “chi legge vive mille vite”. L’ultima parte dell’elaborato (che non ho ancora definito) sarà sulla padronanza del lessico di un lettore e di un non lettore, cercando di dimostrare che la lettura serve per esprimersi e per comprendere a fondo ciò che ci circonda. In più vorrei fare capire che secondo me la lettura apre una “porta” per svariati e meravigliosi mondi.
Cos’altro aggiungere?
Anthology
Sempre all’interno del già citato progetto europeo Read on sono state realizzate e pubblicate tre antologie. Come sappiamo l’antologia è la raccolta di passi e brani significativi di autori di una letteratura o di un determinato periodo. E l’antologia scolastica è spesso per i giovani lettori l’occasione per scoprire, in un solo volume, autori, generi, voci nel giro di poche pagine. Non è certo facile scegliere i brani da inserire in un’antologia, per di più se questa è pensata per la scuola e rivolta quindi a lettori molto diversi tra loro e a potenziali lettori. Ma, pensandoci, è anche una bella sfida, soprattutto per chi ama leggere. Che cosa succederebbe allora se fossero ragazze e ragazzi a compilare una loro antologia? Quali testi proporrebbero ai loro coetanei? Con Anthology Lab, Festivaletteratura ha invitato per tre edizioni della manifestazione, a partire dal 2019, ragazze e ragazzi dai 14 ai 19 anni a cimentarsi nella realizzazione di un’antologia di letture rivolta ai loro coetanei, attingendo alle letterature di tutto il mondo, ai generi tradizionali e a quelli più recenti, ai classici come agli autori esordienti. Ogni anno sono arrivate centinaia di segnalazioni e una redazione di circa 50 lettrici e lettori da tutta Italia ha fatto una prima scrematura delle proposte arrivate. La redazione è stata composta creando una fitta rete di collaborazione con altre e diverse realtà nazionali: il festival Mare di libri, il blog Qualcunoconcuicorrere, gruppi di lettura di biblioteche, librerie, scuole, da quello del circolo dei lettori delle biblioteche di Asti e di Verona alla libreria Controvento di Telese Terme (BN), dal liceo musicale di Teramo all’istituto tecnico di Ravenna. Molti di questi contatti sono nati anche grazie alle classi che sul territorio nazionale hanno aderito a Read more.
Dal 2019 l’attività legata ad Anthology ha permesso di organizzare un’intera giornata di Festivaletteratura dedicata ai lettori adolescenti che seguono insieme gli incontri e condividono anche un pranzo dove possono conoscersi. All’interno di questa giornata si è tenuto ogni anno un incontro pubblico dove lettrici e lettori adolescenti coinvolti nel progetto e non solo, in dialogo con autori e studiosi, sono arrivati a comporre l’antologia definitiva, pronta per la pubblicazione. La prima riservata al genere racconto con l’introduzione di Aidan Chambers, la seconda dedicata all’amore con l’intervento di Alberto Manguel e la terza sulla real fiction con la prefazione di Janne Teller.
Anche qui l’idea di base è stata quella di valorizzare e mostrare quanto e cosa gli adolescenti leggono. E il risultato testimonia la varietà e l’intensità delle letture proposte dai ragazzi che hanno saputo creare un’antologia a propria misura, pescando dalla letteratura di tutti i tempi in completa libertà. Attraverso questo lavoro di costruzione collettiva è stato anche possibile scoprire da quali testi si sentono rappresentati e quali sono i criteri che li guidano nella scelta delle loro letture.
Il gruppo di lettura ragazzi e adolescenti come palestra del talento di leggere
Dopo la sempre maggiore diffusione dei gruppi di lettura per adulti, di vario genere e modalità [Gavazzi, 2019; Di Carlo, 2021], anche in Italia si stanno organizzando sempre più incontri dedicati ai lettori più giovani, soprattutto nelle biblioteche. Anche qui le modalità sono varie ma spesso gli sviluppi sono di notevole portata. Per fare solo qualche esempio – grazie anche al progetto Read on, prima, e al progetto cofinanziato dalla Fondazione Cariplo I 6 gradi della lettura, ora – nella Rete bibliotecaria mantovana (RBM) si sta lavorando per fondare in ogni biblioteca un gruppo dedicato ai giovani lettori a partire dagli 11 anni. Quelli già esistenti da anni, come per esempio Capitan Uncino e Quelli del Baratta, partecipano attivamente al programma di Festivaletteratura e accolgono i lettori non mantovani della giornata dedicata agli adolescenti di cui abbiamo parlato prima. I gruppi di lettura della RBM, per lo più, non condividono la lettura del medesimo libro come spesso avviene per gli adulti ma si incontrano per confrontarsi sulle loro letture, fungere da consulenti per gli acquisti della biblioteca, affiancare i bibliotecari nel consiglio di lettura rivolto ai loro coetanei attraverso vetrine in biblioteca ma anche realizzando bibliografie condivise su vari supporti (dal cartaceo ai social). In questo modo si coltiva il talento, dando ai lettori il modo di conoscersi e incontrarsi e, allo stesso tempo, si affida ai ragazzi stessi la promozione della lettura.
Il Festival Mare di libri, l’unico in Italia realizzato e gestito dai giovani lettori, nasce proprio da un’esperienza ben strutturata di gruppi di lettura nella libreria Viale dei Ciliegi 17 di Rimini a cura della presidente del festival Alice Bigli. Ancora adesso il festival, che si tiene dal 2008 nel mese di giugno, è gestito sempre più dai giovani lettori e il programma è curato proprio dai gruppi di lettura che si incontrano ogni mese. Le ragazze e i ragazzi di Mare di libri hanno anche pubblicato Ci piace leggere!, una raccolta ragionata e commentata delle loro letture.
Si ricorda poi il blog Qualcunoconcuicorrere di Matteo Biagi, nato nel 2012 a Firenze sui banchi di scuola grazie ai laboratori realizzati formando gruppi di lettori, coinvolgendo circa quaranta giovani lettori tra i 12 e i 23 anni. Su questo blog, i giovani lettori scelgono i libri da recensire, le novità da presentare e due volte la settimana scrivono, impaginano e pubblicano. Si occupano soprattutto di letteratura, senza però farsi mancare escursioni nel mondo del cinema, della musica e delle serie TV. Hanno all’attivo anche due pubblicazioni: La fuga, un’antologia di racconti di autori italiani pubblicata dal Castoro e Cercatori di stelle, un’antologia scolastica pubblicata da Rizzoli education. Nel 2021 è nato anche un premio “La storia più importante”, dedicato alla selezione del miglior libro per la fascia 11-14 e rivolto proprio ai gruppi di lettura ragazze e ragazzi. Sono infatti 12 gruppi scelti nel panorama nazionale a votare i 5 titoli selezionati dalla giuria adulta. La proclamazione del libro vincitore avviene durante un grande raduno dei gruppi a Firenzuola, nel primo fine settimana di settembre.
«A Telese non ci sono biblioteche, le scuole non hanno libri, non si fa nessuna attività con gli autori. È un deserto. Ma la voglia di leggere e di bellezza è uguale, se non superiore, a quella delle grandi città» racconta Filomena Grimaldi che nel 2013, dopo diverse esperienze lavorative nel mondo librario ed editoriale torna a casa, per fondare la libreria Controvento. Presto si rende conto che le azioni di promozione e sostegno della lettura che funzionavano in altre parti d’Italia non erano giuste per il suo territorio e che non bastava avere dei bei libri, bisognava accompagnarli e proporli in modi diversi. Per questo ha cominciato a organizzare gruppi di lettura, in particolare per bambini e ragazzi, genitori e figli insieme, in italiano e in inglese, tematici o più liberi. I gruppi di lettura sono poi il modo che ha trovato la libraia per allevare e coltivare i giovani lettori e non solo [Grimaldi, 2022].
Una, nessuna, centomila conclusioni possibili
Forse più che rispondere all’interrogativo iniziale abbiamo innestato ulteriori domande e poche certezze sul talento di leggere. Il percorso ha evidenziato la complessità e la ricchezza della lettura e la responsabilità che abbiamo verso le giovani generazioni ma anche verso la letteratura. Dobbiamo sempre mettere al centro dei nostri progetti giovani e libri, chiaramente in quest’ordine, consapevoli delle sfide che ci lanciano la rivoluzione digitale, i repentini cambiamenti culturali e sociali, l’evoluzione stessa del nostro cervello. Ma sapendo anche che la lettura rende resilienti e che la letteratura offrirà sempre un’occasione di incontro e dialogo tra lettori di talento, di tutte le età anagrafiche.