Vol. 2 n°2 - L'ambiente digitale e le biblioteche
Articoli
Federica Viazzi, Chiara Consonni , Valeria De Francesca , Danilo Deana , Lisa Longhi , Marcella Medici , Katia Toia
Chi siamo? La descrizione fisica e logica del documento
Elisa Della Calce , Paolo Tripodi, Rossana Damiano
Dalla parte dei ricercatori. Biblioteche digitali e marcatura testuale: una nota a partire da due case study
Maria Cassella
Professioni e competenze digitali per un mondo che cambia. A margine di un seminario organizzato a Torino
Giorgia Di Marcantonio
Il vasto panorama della bibliografia archivistica. Una disciplina al confine fra tradizione e innovazione
Annamaria Alfonsi , Laura Montinaro
“Qual è il tuo stile di ricerca?” Un’indagine sul comportamento informativo dei laureandi
Editoriale
Saper guardare a un futuro che è già cominciato
Questo non è un fascicolo dedicato (soltanto) alle biblioteche digitali: nelle sue pagine si parla anche della digitalizzazione del materiale bibliografico e delle problematiche legate alla realizzazione di biblioteche digitali, ma in primo luogo ci interessa proporre qualche spunto di riflessione sul rapporto tra l’universo digitale e le biblioteche e sul modo in cui quest’ultime possono proporsi in modo adeguato all’interno di questo ambiente.
Accanto ai contributi più tecnici, come quello dello staff della biblioteca digitale realizzata dalla Fondazione BEIC sull’uso degli standard per la descrizione fisica e logica dei documenti digitali, abbiamo cercato di proporre ai lettori di “Biblioteche oggi Trends” qualche spunto di riflessione che non sempre compare nelle discussioni che la comunità bibliotecaria sviluppa su questo tema. Senza ripercorrere qui il sommario del fascicolo, facciamo qualche esempio.
In apertura pubblichiamo un intervento di Karen Calhoun della Cornell University Library, che riprende il concetto del valore sociale delle biblioteche in relazione al bacino di utenza che esse sono chiamate a servire e presenta un possibile nuovo quadro concettuale, tendente a ribadire questa interpretazione anche per le biblioteche digitali.
Segue una rassegna di Valeria Lo Castro, in cui si ricostruisce il dibattito biblioteconomico sul nuovo paradigma della comunicazione scientifica e dell’accesso alla conoscenza da parte dei cittadini attraverso il web, alla ricerca di un nuovo ruolo e di un nuovo riposizionamento delle biblioteche rispetto ai processi di produzione, gestione e circolazione del sapere.
Per vedere come cambiano le condizioni di lavoro degli studiosi ci è sembrato interessante anche sentire la loro voce: lo abbiamo fatto ospitando un articolo di alcuni giovani ricercatori dell’Università di Torino, che ci parlano dell’utilità delle biblioteche digitali e della marcatura testuale per gli studi classici e la storia della filosofia.
In una fase in cui si ha la sensazione che tutto stia cambiando, mettendo in discussione tutte le convinzioni e le certezze su cui si fonda il lavoro dei bibliotecari – nel fascicolo si parla anche delle competenze richieste a professionisti e cittadini nell’era digitale – non è sufficiente ribadire in modo tautologico la centralità delle biblioteche e della loro funzione di mediazione: un’impennata di orgoglio e di autocompiacimento potrebbe avere un effetto rassicurante per il nostro piccolo mondo, ma ci farebbe anche correre il rischio di ignorare che forse la biblioteca è uscita dall’orizzonte di gran parte del pubblico, che la ritiene legata ormai a vecchi processi di trasmissione delle conoscenze, superati dalle nuove prospettive offerte dal web.
La centralità delle biblioteche non va affermata in modo autoreferenziale o semplicemente difesa, ma riconquistata, nella consapevolezza che il contesto in cui ci muoviamo si è radicalmente modificato. Se con questo fascicolo avremo dato un modesto contributo all’acquisizione di una più matura coscienza del cambiamento che stiamo attraversando, potremo ritenerci soddisfatti.
Giovanni Solimine
P.S.: Non potevamo chiudere l’annata 2016 senza un riferimento a SBN, che ha compiuto trent’anni. Non lo abbiamo fatto a scopo celebrativo, né ignorando i limiti e le insufficienze che talvolta hanno caratterizzato il percorso di questo progetto. Lo abbiamo fatto perché SBN è un esempio, uno dei pochi, di come una comunità professionale abbia saputo guardare avanti con ambizione, superare la frammentazione istituzionale e organizzativa, immaginare un futuro fondato sul metodo della cooperazione. Se poi questa prospettiva di cambiamento non si sia pienamente realizzata e se non abbia prodotto fino in fondo i frutti desiderati, le cause sono molteplici. Nell’intervento che pubblichiamo in questo numero, Tommaso Giordano, uno degli ideatori della rete delle biblioteche italiane, discute in modo attento e senza reticenze i trent’anni di vita di SBN.