Vol. 10 n°1 - Nuovi bibliotecari per biblioteche che cambiano

Editoriale

Da qualche anno sta cambiando tutto, nelle biblioteche e intorno alle biblioteche. La comunità professionale guarda con preoccupazione, ma anche con spirito positivo, alle sfide culturali, tecnologiche e sociali che aspettano le biblioteche nel XXI secolo.

Nei fascicoli pubblicati nelle annate precedenti ci siamo occupati della evoluzione dei formati documentari e delle pratiche di lettura, di modelli biblioteconomici, di libertà intellettuale, di collezioni, di ambiente digitale, di intelligenza artificiale, di utopie e di molto altro ancora.

Arrivati a questo punto, una rivista interessata a riflettere sui trends che attraversano l’universo delle bibliotechen non poteva non interrogarsi sulle trasformazioni che riguardano il profilo del bibliotecario. Una corretta interpretazione dei fenomeni evolutivi in corso all’interno delle biblioteche e che riguardano il loro modo di organizzare la conoscenza in funzione dell’uso non è possibile senza osservare, studiare e capire dove sta andando la professione bibliotecaria. E viceversa.

Non è possibile, infatti, immaginare un nuovo modo di essere per le biblioteche senza fare chiarezza, parallelamente, sui requisiti, le competenze, le abilità che connotano la nostra professione. Lo stimolo a realizzare questo fascicolo è venuto dalla approvazione della Norma UNI 11535:2023. Attività professionali non regolamentate. Figura professionale del bibliotecario: requisiti di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità. Oltre ad alcuni interventi che ne illustrano la genesi, i contenuti e i risultati attesi, in questo numero troverete articoli dedicati all’offerta formativa nell’ambito accademico italiano (attualmente esistono corsi di laurea magistrale presso le università di Bari, Bergamo, Bologna sede di Ravenna, Firenze, Roma Sapienza, Salerno, Torino, Venezia Ca’ Foscari, mentre in altre sedi esistono master, corsi di perfezionamento, scuole di specializzazione), alle procedure di reclutamento, alle attività professionali praticate in specifici ambiti, alle attività di formazione degli utenti e più in generale alla diffusione nelle nostre biblioteche di una cultura user-oriented.

Non manca neppure uno sguardo internazionale, affidato al nuovo direttore di EBLIDA Mikkel Christoffersen: «Le biblioteche pubbliche - afferma Christoffersen nell’intervista che pubblichiamo in apertura del fascicolo - hanno bisogno di soggetti che accolgono gli utenti, promotori di letteratura e lettura, coordinatori di eventi, creatori di contenuti per social media, persone che sappiano fare marketing ecc. Le biblioteche accademiche hanno meno bisogno di super ricercatori e più bisogno di guide per tutti i nuovi strumenti digitali, inclusa l’intelligenza artificiale. Quindi le biblioteche stanno includendo altre professioni. Questo lascia due alternative ai bibliotecari tradizionali e alle scuole di biblioteconomia. O acquisiscono tutte le nuove competenze richieste nel nuovo contesto bibliotecario, oppure si specializzano e sono pronti per lavorare al fianco di altre professioni. Ciò che stiamo vedendo è la seconda opzione, ma penso che la professione bibliotecaria abbia bisogno di essere più legata alla sua specializzazione». Andrà davvero così?

Su questa ipotesi e su tutto il resto il dibattito è aperto.

Giovanni Solimine